Marco Ciccarella | Nomadismo identitario. Registrazione, cancellazione, disaccumulazione

Traccia 1.
Io e Sé

Ordine proprietario e programmazione di massa. La produzione di identità si costituisce nella disposizione di frammenti identitari, come sollievo eteronomo, come celebrazione di profili fatui, come sillabazione di maschere altre. È un ciclo di produzione continuo, che assale e seduce, esser-altro-dall’Altro, come esser-altro-da-Sé. In questo scarto detritico, come riappropriazione autopoietica, una nuova moltiplicazione di Sé si dispiega e frantuma. Io e Sé. Dissolvere e creare. Composizione di un atto polimorfo, da caduta e sollievo, da rinuncia e palingenesi. E il Sé più profondo e variabile è salvo, nelle sue tracce, nelle sue maschere, nei suoi detriti, nei suoi confini, nella sua assenza, nella sua invariabilità riproduttiva, ininscatolabile, senza segno, senza codice, senza credito, senza debito, di Sé e per Sé. Io e Sé. È un Io decaduto il moto del nomadismo identitario. È un Sé ricomposto l’inacquisibile gioco dei suoi frammenti, il suo limen sempre spostato, la sua congiura sempre altrove. Sempre qui. Sono il mio Sé, il mio passo, la mia distanza, il mio recupero, la mia assenza, il mio dissenso, la mia improduttività. Io non sono. Su scaffali, su modelli, su schermi, su codici, su voci, su richiami, su identità vendute, su maschere rubate, su riflessi seriali, su spazi disponibili, su ruoli a debito. Io e Sé. Lasciarsi e trovarsi, da una indisponibilità al ruolo di confezione, come una corsa centripeta che struttura e codifica variazioni egologiche senza ritorno. Sacrificare la maschera Io per indossare il Sé.

 
Traccia 2.
®egistrazione/cancellazione
 
La ®egistrazione di un quantum, di una misura codificata di socialità identitaria, ancora verso e materia plasmabili dalla programmazione di massa. È un sospiro egologico la rappresentazione eteropoietica dei propri codici, una istituzionalizzazione del vuoto riempito da archetipi a debito. Registrazione di modelli adesivi, di tracce che sono la testa e la coda di un Io nel segno di un voluto, àncora semiotica di un processo seriale. Registrazione/cancellazione. L’Io si articola nelle copie prodotte, il Sé si disarticola nelle maschere abbandonate, attraverso una cancellazione asistemica di Io seriali. La cancellazione sostituisce la registrazione che aveva sostituito la produzione. Io-produzione-registrazione-cancellazione-Sé. È la dischiusura del loop, il rumore bianco della costituzione disarticolante del Sé, la sfocatura imaginis, l’oltre di Sé, è la restituzione di un vuoto, l’accumulazione di pieni centripeti, l’andata e il non ritorno. In questo quadro, il Sé si sottrae attraverso la cancellazione di un verso polimorfo ed eteronomo, perché diviene irriproducibile, nei suoi bisogni e nei suoi desideri, è la ragione dell’assenza, il non luogo a procedere, il profilo cancellato. Io non sono. Eppure il Sé è vivo, fonte ineludibile di irrintracciabilità, come varco, come meta, come crepa ontologica, come Sé-sempre-altro. E il Capitale? Non lo vuole,  non lo riconosce, non lo profila, non lo sente proprio. Fuori dalla ®egistrazione, l’Io non è più per il Capitale.
«Tu sei... Chi sei tu»?
«Οὖτις ἐμοί γ᾽ ὄνομα»!
 
 
Traccia 3.
Varco e riflesso
 
È tra queste crepe che il Sé si svincola dall’ammaestramento, che si mostra varco e non riflesso, che attraversa e non riflette, che moltiplica e non sottrae, che si sostituisce e non si accumula. Disarticolare, sabotare, moltiplicare. Nomadismo identitario. Il dismorfismo della moltiplicazione di maschere, la cura di non essere mai quello che ci si aspetta si sia, nessun profilo, nessun codice, nessuna traccia, così si diventa varco, crepa, detrito, anomalia di una pianificazione di soggetti desideranti. Non ci si sottrae al desiderio, lo si crea. Non si è riflesso di Altro, lo si attraversa. Non somma, disaccumulazione. L’accelerazione identitaria perde il controllo, accelerare e disperdere, il primato autonomo della costituzione identitaria, tra riflessi dissolti e varchi finalmente aperti. E a cosa si arriva? La fuga come soluzione? No, essere ritorno, moto centripeto che rigetti proprio la fuga nel e del mondo-delle-cose, il suo attraversamento mai previsto, il superamento di codici eteronomi, la liquefazione di maschere mai richieste, la ricerca di una moltiplicazione di possibili voluti. S-confinamento e cancellazione, oltre una ®egistrazione di massa che modifica l’Io attraverso merce, attraverso modelli sociali, attraverso una produzione di identità che recluta desideri e li converte in assenza di Sé. Reclutare e convertire. Cancellare e attraversare, questa la soluzione alla ὑπόστασις del Capitale, a quel moto perpetuo che sempre è stato solo una illusione prospettica, riflessi appunto, sogni e incubi, essere-altro-da-Sé, essere-Altro, a comando, a programma, a perdere, a vuoto. Varco, non riflesso. Nomade che si scopre eccezione, che si vuole anomalia, che è Sé. E allora l’Io è un riflesso articolato di cose e il Sé è un varco che si disarticola nel desiderio. Io e Sé, riflesso e varco, ®egistrazione e cancellazione.
 
 
Traccia 4.
Maschera, produzione, disaccumulazione
 
Il Sé come ghost track, come cancellazione di un ordine proprietario, come ripudio della ®egistrazione di massa, come un resto che non torna, presente come l’assenza di chi deve saper cercare, aspettare, restare, in qualche modo. È scoperta di un oltre, limiti valicati e accolti come passaggio, come un ponte di sopravvivenza, come statuto ontologico della maschera. Il Sé come desiderio non ammaestrato al mondo-delle-cose del Capitale, come disobbedienza all’identità, come moltiplicazione teleologica di maschere proprie, al confine e attraverso, di crepe, detriti, varchi, crediti, codici e sogni. Di maschere che siamo si riempie il mondo, ogni Sé disarticola identità, moltiplica figure di oltrepassamento, dialettica radicale della sorveglianza e del varco. Sé come produzione e cancellazione identitarie, mentendo alla ®egistrazione, alterando tracciabilità e reinventando autopoieticamente codici e detriti. Produzione-cancellazione, superando la registrazione di massa, la disaccumulazione si sviluppa come deformalismo, come uscita dalla forma, come ripudio del confine, come apertura moltiplicatrice, come sequenza caotica di variazioni egologiche. Cancellazione e assenza contro ritenzione e ἀνάμνησις. Lasciar andare un mondo-delle-cose come statuto identitario, come cristallizzata fonte di riconoscimento eteronoma, come sublimato controllo del desiderio, indirizzamento, ricomposizione di soggetti a catalogo, pronti a registrare sequenze modulari.
 
 
Traccia 5.
Rumore bianco e deterritorializzazione
 
Il nomadismo identitario è deterritorializzante, sempre. Sottrazione di identici scardinati dalla variazione autonoma, recupero e cancellazione di un ordine non annesso, attraverso un moto inverso alla appropriazione territoriale, al colonialismo egologico, alla sospensione del Sé. Cancellazione e non luogo a procedere, struttura disarticolante del proprio che si consuma e sostituisce, tra sovrapposizioni sfocate di impossibile catalogazione. Il rumore bianco è il sovraccarico della traccia moltiplicata, un ronzio di insubordinazione identitaria, è rinuncia e superamento, cancellazione e attraversamento. Deterritorializzare il codice, contaminare la macchina, riscrivere il segno, aprire varchi e produrre detriti, contagiare. Il Capitale vive e regna nella messa in mora della variazione egologica, produce rottami identitari come sostituzione di Sé autopoietici, è produzione e ®egistrazione, ©opyright coscienziali inalienabili già manomessi, già alienati, già sostituiti con quel mondo-delle-cose che diviene status e identità. È produzione seriale di identità, sogno di Altro, catena del Sé. La deterritorializzazione nomadica è il contrappasso della serialità, è l’assoluta irreplicabilità di una moltiplicazione egologica, del Sé, delle sue maschere random, di una teleologica costituzione del Χάος identitario, è cancellazione di sequenze, è rumore bianco, ghost track. Moltiplicazione e disorientamento nomadico sono l’aggiramento della produzione seriale di identità, costituzione e ricomposizione di varchi creduti persi nella registrazione. Il Sé come autocostituzione oscillante, sfocata, limata per essere irrintracciabile autopoiesi di confine. Al confine di Sé, sul limen di un varco disponibile, fuori e dentro la cancellazione, come abbattimento di un copyright eteronomo e a debito. Varchi e detriti sono il nuovo disordine della sottrazione produttiva, sono la nuova frontiera della contaminazione a-seriale, come sogno, come nuovo, come credito, come assenza. Cancellazione. Nomadismo identitario. Contro il Capitale.