Nicola Gragnani | Cifre dell'immanenza

Lezione n. 6

"...i suoi occhi, gli occhi di Rol
non si possono guardare a lungo.
Son occhi fermi e luminosi, gli occhi
di una creatura che viene
da un altro pianeta"
                                           (F.Fellini)
 
Rol è stato un uomo, un uomo tra uomini, e dunque le sue azioni furono (almeno apparentemente) perlopiù ordinarie, magari anche abitudinarie, come i suoi pensieri, certo profondi e sorretti da una vasta cultura, non furono tuttavia abissali, non ebbero la forza irresistibile del genio, così come il suo carattere, forte e moralmente orientato, non fu per questo alieno a forme infantili e più che umane di permalosità, eccentricità o ipocondria; un uomo tra uomini, un riservato ed elegante torinese, con una bella moglie norvegese e passionali relazioni amorose.1 Eppure attraverso Rol si sono manifestate delle cifre della trascendenza. Rol si definì infatti "una grondaia che raccoglie e convoglia l'acqua che cade sul tetto".2 Sì, quando Rol pensava a se stesso, quando in notti insonni di clausura monacale si chiedeva - "ma che cosa mi succede? Chi sono? Perché queste possibilità?" - si rispondeva, con la migliore delle risposte: "io sono una grondaia". Non tanto un santo, non proprio un iniziato, non un qualcosa che possa essere catalogato in qualsivoglia tipologia di esistenza già conosciuta, ma una grondaia. L'immagine più calzante, intanto perché non c'è niente di eccezionale nella grondaia - ed infatti Rol era un "ordinario" uomo colto, acuto, spiritoso e ricco di talenti - e poi perché eccezionale è invece ciò che la grondaia convoglia: l'acqua, che Rol materializzava e donava a tutti, banali spettatori curiosi o realmente assetati che fossero.
Un passo è ora e però necessario prima di appressarci al pozzo, prima di addentrarci nella metafisica della fenomenologia roliana. Il passo è condensabile in queste parole: Rol non ha truffato nessuno. Non è stato un truffatore, perché:
a) è assurdo pensare che una persona possa perpetuare una finzione del genere per decenni, decenni di serate a truffare e ritruffare e ritruffare ancora;
b) tutti coloro che lo hanno conosciuto bene ritengono che non lo fosse, e soltanto i conoscenti occasionali hanno dubitato di lui;
c) coloro che hanno visto gli "esperimenti" non erano bambini, ignoranti e creduloni, ma spesso medici, ingegneri, fisici, avvocati, imprenditori (gente certamente avvezza al pensiero razionale e maldisposta a farsi abbindolare);
d) coloro che hanno visto accadere cose impossibili non sono pochi ma tanti;
e) studiando la sua biografia non si trovano tracce di studi dell'arte illusionistica, che pure avrebbe dovuto maneggiare ad altissimi livelli;
f) nessuno ha mai avuto, per decenni e decenni, la sensazione di essere stato ipnotizzato;
g) a detta di tutti i suoi numerosi amici era un uomo buono e dedito in primo luogo agli altri, e la truffa mal si addice ad un carattere nobile;
h) ascoltandolo parlare o leggendo ciò che ha scritto si capisce di aver a che fare con una persona seria e profonda, umana e tormentata;
i) era un uomo orgoglioso e soprattutto ricco di dignità, un uomo che mai e poi mai avrebbe rischiato perciò di farsi cogliere in fallo ad imbrogliare;
l) la truffa è l'arte dell'abbindolare per ottenere guadagni, e Rol non guadagnò mai niente dai suoi esperimenti;
m) si tenne piuttosto lontano dai giornalisti e a distanze quasi siderali dalla televisione, qualità eccelse che non si addicono alla ricerca di gloria di tanti ciarlatani del pluriverso esoterico;
Chi ha sale in zucca valuti con calma questi argomenti, poi soppesi le testimonianze, facilmente reperibili persino in rete, in cui il miracoloso e fantastico non potrà certo essere interpretato come rivestimento leggendario successivo ai fatti (argomento tradizionale per screditare tutto l'eccezionale, dalle agiografie dei santi ai racconti sacri di tutte le religioni), visto che il miracoloso viene invece narrato come niente fosse, spesso assai lucidamente, da signori borghesi in giacca e cravatta, onesti lavoratori, uomini intelligenti: gli amici di Rol (le interviste e le registrazioni, la tecnica insomma, forniscono infatti in questo caso un grande sviluppo alla lenta presa di coscienza della verità di antichissime possibilità non più così facilmente tacciabili come mera superstizione popolare; nella dittatura della trasparenza imposta dalla tecnica, persino l’occulto è costretto a mostrare la sua ombra).
Inciso - Le testimonianze, che costituirono la base delle grandi religioni, le testimonianze, oggi decisive soltanto nella giurisprudenza, sembrano non significare più nulla quando cerchiamo la verità. E' incredibile, ma la semplice affermazione del Cicap che possano riprodursi per via illusionistica i fenomeni di Rol, o quella per cui Rol non volle invitare Silvan a casa sua, o ancor più la testimonianza anti-Rol di Piero Angela bastano e avanzano ai più per azzerare ogni ulteriore processo di pensiero in merito a Rol e per eliminare tutti gli argomenti suddetti, e per paradosso persino prima di una seria analisi per verificare se davvero tutti gli esperimenti roliani sarebbero riproducibili, prima di capire perché Silvan non fu invitato e prima di valutare se Angela davvero fu in grado di "smascherare" Rol. A priori, al primo cenno di mano della parvenza della dea Scienza, l'uomo, anche il più intelligente, che pure per un secondo aveva percepito in sé come un'apertura meravigliosa, torna a richiudere tutto immediatamente, e quasi si disprezza per aver negato alla dea, anche solo per un secondo, la sua completa dedizione. Sale in zucca, dunque, oh intellettuale! Perché hai abbandonato la tua capacità di ascoltare le persone, di comprendere una testimonianza? Perché aspetti prove e esperimenti? Perché attendi ozioso dei calcoli invece di attivare la tua intuizione dell'altro? Perché ti sembra che il cuore debba tacere? A che cosa ti servono gli occhi, che cosa stai facendo dei tuoi pensieri? Quale ottusa divinità li irretisce? Dunque:
Sale in zucca, indagatore!
Sale in zucca, uomo curioso!
Che la grondaia non versi acqua sui laterizi, ma sulla terra buona!
 
Metafisica delle carte
Sette mazzi di carte vengono mischiati e appoggiati sul tavolo, un ottavo è steso a ventaglio davanti a Rol, che vi passa sopra la mano aspettando lo "stop" di un invitato. Allo stop pesca il 3 di fiori, poi afferra un primo mazzo e lo lancia sul tavolo in modo che le carte si dispongano in linea retta; tutte risultano ancora coperte, tranne il 3 di fiori, unica carta scoperta. Tra la meraviglia divertita dei presenti, Rol prende allora il secondo mazzo, poi il terzo, poi il quarto e così via, li lancia allo stesso modo ed ottiene lo stesso 3 di fiori come unica carta rovesciata in tutti i mazzi.3
Si tratta qui di un "esperimento" banale, di una delle "aste", come le chiamava Rol paragonando il fenomeno delle carte alla preparazione scolastica per l'apprendimento delle lettere. Le carte costituivano il primo gradino per accedere ai segreti maggiori di Rol, erano i piccoli misteri di Rol. Anche noi, dunque, non ci affretteremo verso i grandi misteri ma cercheremo di permanere, pensanti, sugli esercizi propedeutici. E diciamo allora subito che in verità queste aste, a prenderle sul serio, sono per noi totalmente sconcertanti. Rol sapeva tuttavia che molti, assistendo agli esperimenti, li avrebbero trovati sì stupefacenti ma senza crederci davvero fino in fondo, sapeva che "noi dobbiamo lasciare all'umanità sofferente la speranza eterna che in questi terribili fenomeni ci sia della mistificazione".4 Ciò che fa paura è infatti il comportamento eccezionale, insolito, l'imprevedibilità nella materia, l'evento dello spirito nel solitamente prevedibile. E' terribile l'evento dello spirito, è sconvolgente, quanto invece naturalmente è rassicurante il rito religioso atto a ricordare l'evento dell'imprevedibile (raccomandazione: questi due piani, queste due fonti della religione, non si dovrebbero mai confondere: accade l'imprevedibile ed impensabile, ciò che spiazza i sensi e la ragione, i calcoli e le prassi quotidiane; poi si ripensa l'imprevedibile, come anche qui ed ora tentiamo di fare, o lo si ricorda, o lo si ricrea nella ripetizione rituale eterna dell'evento che, però, proprio perché ripetuto, non ha più i caratteri dirompenti e sconcertanti dell'evento stesso). Ecco dunque il vero motivo delle carte: le carte sono innocue e lasciano libero l'uomo, non lo costringono alla fede, sono discrete. Sì, si tratta di lasciar libera l'umanità di negare ogni elemento extra-umano e persino di bearsi nella sensazione d'essere "gente che non se la beve", perché il Dio che nascondendosi ama è anche e sempre ciò che, se decide di estrinsecarsi, terrorizza.
Rol disse che i suoi esperimenti fungevano da prova e riprova dell'esistenza di Dio. Tuttavia volle definire questi giochi, appunto, "esperimenti", e gli esperimenti appartengono all'ambito della scienza.5 Ma la scienza ha metodologicamente escluso Dio per penetrare la materia, dunque come potrebbero gli esperimenti roliani, se sono esperimenti, dimostrare l'esistenza di Dio? Giocare a carte a casa Rol, in via Silvio Pellico, significava dunque dimostrare Dio oppure mostrare nuove possibilità intrinseche alla materia? La matassa sembra intricata. Si tratta infatti di definire due cose non da poco: la materia e Dio. Torniamo perciò alla cosa stessa, che è qui il 3 di fiori.
Mettiamo a fuoco l'elemento centrale e decisivo: il 3 di fiori, che dovrebbe nel lancio casuale delle carte restare figura a terra, compare rovesciato. Da cui la nostra prima domanda: che cosa è accaduto fisicamente alla carta? La carta si è girata. Ma quando si è girata? Ipotizziamo che sia stato, genericamente, il potere di Rol a girare la carta. Ora, perché la carta, girandosi nell'aria, non ha lanciato via disordinatamente le carte urtate nella rotazione? E perché nessuno ha notato la rotazione della carta? La rotazione si è ripetuta ancora con altri 6 mazzi, dunque si sarebbe perlomeno potuto avvertire un movimento così insolito, coinvolgendo esso una e una sola carta del mazzo. Ricordo che stiamo escludendo l'ipotesi che Rol, preso in mano il mazzo, abbia utilizzato la prestidigitazione per inserire un 3 di fiori o per girare il 3 di fiori del mazzo, stiamo escludendo il trucco, per molte buone ragioni già dette. Eppure una parte di noi resiste e tende a pensare che il trucco ci sia comunque, tornando a porre nuove questioni, magari del tipo: a che cosa servirebbero queste magie di Rol? Se avesse avuto dei poteri reali, non avrebbe potuto far qualcosa di meglio che stupire i borghesi di Torino giocando con le carte? Il fatto che abbia utilizzato le carte, il più usuale mezzo per il gioco di prestigio, non è già una dimostrazione, per gente sveglia che non si fa menare per il naso, che si ha qui a che fare tuttalpiù con un geniale mattacchione imbroglione?
Noi pensiamo invece così: Rol passando le mani a ventaglio sul mazzo steso davanti a lui non conosceva la carta sulla quale gli sarebbe stato indicato di fermarsi, non sapeva dunque preventivamente del 3 di fiori. Afferrando poi il primo mazzo lo ha proprio soltanto afferrato e lanciato. Poi ha notato il 3 di fiori rovesciato sul tavolo del primo, del secondo e degli altri mazzi, come i suoi ospiti, e si è stupito e meravigliato della bellezza dell'esperimento come loro. Tutto qui. Soltanto questo. Ma forse non è poco, perché il 3 di fiori deve essersi girato, ma così rapidamente da non poter essere avvertita la rotazione dai presenti. Eppure... oppure... è possibile che il 3 di fiori non si sia girato? Perché supponiamo che si sia girato? La scuola fenomenologica ad esempio ci insegna a prestare attenzione in primo luogo all'effettivamente percepito, senza presupporre possibilmente nulla che abbia a che fare con l'esistenza e la permanenza dell'oggetto. Noi vediamo, immaginandoci presenti nel salotto di Rol, prima A - un mazzo di carte coperte afferrato da Rol, poi B - un mazzo carte coperte lanciato con una sola carta scoperta. Questo è quello che vediamo. "La carta deve essersi girata" è invece un'aggiunta immediata del pensiero. Se si mostra un 3 di fiori questo evento deve avere un fondamento, pensiamo. Nihil est sine ratione. Pensiamo inoltre che il fondamento di un evento fisico debba corrispondere a certe ovvietà costanti alle quali siamo abituati e che la vita appunto costantemente ci conferma, quindi pensiamo ad esempio:
- che il 3 di fiori esista
- che il 3 di fiori esista a prescindere dagli osservatori
- che il 3 di fiori abbia una sua precisa collocazione nello spazio (sia in un punto e uno solo del mazzo)
- che il 3 di fiori una volta lanciato abbia una sua traiettoria, una sua velocità e una sua interazione con gli altri elementi fisici in gioco, come l'aria e le carte e il tavolo
- che prima si dia, in sé, il mazzo con il 3 di fiori coperto, poi il mazzo con il 3 di fiori visibile.
Ma prima di tutto pensiamo che il 3 di fiori visibile sia l'effetto del lancio del mazzo e di una operazione di Rol. Lo dobbiamo pensare, è un principio logico fondamentale, è l'imposizione del Satz vom Grund. A questa categoria anche qui non possiamo che obbedire, e cerchiamo per questo, sotto il suo giogo, il principio fondamentale degli esperimenti di Rol. Tutti gli altri momenti spontaneamente presupposti per reiterata abitudine, tuttavia, vogliamo sospenderli, e dunque non vogliamo dar per scontate l'esistenza dell'esistenza, della permanenza, della spazialità, del movimento, della relazione e del tempo, per restare nell'ambito degli esempi suddetti.
In mano abbiamo un solo presupposto - l'evento 3 di fiori ha un suo perché - tutto il resto lo scartiamo. Ma abbiamo subito un problema da risolvere: con una carta sola, anche fosse un asso, non si può combinare nulla, se non smettere di giocare, chiudere, celebrando così lo scettico trionfo del restare senza concetto, al cospetto del vuoto. E' una prospettiva affascinante, ma qui, lo ripetiamo, ci vincoliamo alla riflessione e alle sue eventuali illusioni: cerchiamo la verità della cosa pensata. Non scartiamo il nostro asso dunque, anzi, al contrario, peschiamo! Ma da quale mazzo, se abbiamo deciso di non giocare con le strutture che usualmente forgiano i legami del nostro pensare?
Avviene un evento doppiamente eccezionale: in primo luogo il 3 di fiori risulta scoperto, e ciò non dovrebbe avvenire secondo le leggi della fisica; in secondo luogo il 3 di fiori, a dar credito alla sensibilità osservante, sembra proprio che risulti scoperto senza essersi voltato, cosa non solo improbabile (come nel primo caso) ma stavolta del tutto impossibile secondo le leggi della fisica. Ecco dunque una prima conclusione interessante, quasi analiticamente ricavabile dai due elementi suddetti: il 3 di fiori non segue le leggi della fisica. Come? Un corpo fisico può non seguire le leggi della fisica? Ma, si badi bene, non sosteniamo qui l'ipotesi che il 3 di fiori sia al di là di qualsiasi legge fisica, ma che sia invece al di là delle leggi della fisica usualmente conosciuta. Il 3 di fiori mostra delle possibilità eccezionali, ma queste possibilità accadono appunto ad un corpo fisico, ed in questo senso, come possibilità intrinseche a ciò che è fisico, potranno essere benissimo intese (forse) un giorno come inscrivibili in certe leggi fisiche, intendendo per legge una costante della quale sappiamo dare una ragione. E questa costante ci deve essere, se è vero che non solo nel primo mazzo, ma anche negli altri 7 il 3 di fiori si è comportato in modo anomalo, anomalo ma nello stesso modo per ben sette volte, probabilmente seguendo sette volte una legge che tuttavia ci è sconosciuta.
I corpi fisici non seguono dunque sempre le leggi della fisica. La materia non obbedisce ai teoremi degli scienziati. La legge scientifica non sta d'altra parte lì nella cosa come la foglia sta sul ramo, ma è un'astrazione intellettuale atta a comprendere il comportamento dei corpi per rintracciarne delle invarianze. E' meglio ricordarlo, perché a volte la furia della scienza sembra quasi voler disciplinare i corpi, metterli in riga, sembra pretendere, la scienza, che la materia si adegui alle sue equazioni, sembra irritarsi, la scienza, di fronte ad ogni fenomeno non interpretabile a partire dai suoi assiomi, da lei intesi non come principi suscettibili di ulteriori articolazioni, ma come verità somme e assolutamente certe inscritte da sempre e per sempre nella natura delle cose. La scienza così intesa, tanto lontana dall'essere un metodo quanto vicina alla peggiore metafisica, una scienza così normale e normante, una tal scienza, che si annida ovunque (nella divulgazione, nelle scuole, nelle università, negli scienziati, nella coscienza comune di tutti) è da riconoscere perciò risolutamente come nemica non solo di tutte le religioni e di tutte le forme di spiritualità (cosa di cui si fa un vanto), ma soprattutto e senza indugi come nemica del pensiero. Un libero pensatore, oggi, non può che iniziare a pensare contro la scienza, non può che essere nemico della scienza (si intenda: della scienza così intesa).
Qui proviamo ad affermare: la carta cambia verso senza compiere il movimento di rotazione, ovvero si trova in una posizione differente in due successivi momenti del tempo senza aver percorso una traiettoria. Nessuna rivoluzione della carta. Ma cosa è successo, dunque, alla carta? Giochiamo con in mano solo l'ipotesi che qualche cosa debba essere successo, che una causa del mutamento di posizione del 3 si debba dare. Abbiamo scartato le categorie. Proviamo a pescare allora proprio dal mazzo nemico, una mossa disperata e assurda, ma non si sa mai. Peschiamo una carta dal mazzo della scienza. Eccola qua! Appena pescata e affiancata al principio di ragione. Osserviamola. Un'immagine centrale, un numero ripetuto sui quattro lati, e per fortuna anche, in alto, il nome della carta e in basso, sotto la figura, la spiegazione delle proprietà della carta. Giochiamola dunque, ma come si addice alla filosofia: pensandone il contenuto.
L'immagine si presenta come un ammasso di nuvole circondante un punto centrale, il numero è 10x32-10, il nome della carta è "Indeterminazione" e nelle spiegazioni si legge: proprietà debole: è impossibile misurare allo stesso tempo la posizione e il momento di una particella; proprietà forte: la particella non ha né posizione né velocità determinata. Ora, questa carta così smaccatamente quantistica può aiutarci a tentare una comprensione del nostro problema del 3 di fiori? Proviamo ad applicare la proprietà debole: è impossibile vedere allo stesso tempo la posizione della carta nel mazzo e la sua velocità di movimento. Ciò potrebbe significare, due cose: primo, che se riuscissimo con un'ottima telecamera ad isolare la carta in questione riusciremmo, isolando ogni fotogramma, a notare la rapidissima rivoluzione della carta: la carta ruota ma la mente e l'occhio non tengono il passo (l'impossibilità di determinare deriverebbe da un mero limite delle facoltà conoscitive); oppure, secondo, che se potessimo osservare la posizione della carta istante per istante allora perderemmo la possibilità di determinare il secondo parametro che cerchiamo, perché influenzeremmo il processo osservandolo: osservando minuziosamente il processo, determinando la posizione e tenendo fisso lo sguardo sul 3 di fiori isolato, il 3 di fiori non ruoterebbe ma rimarrebbe coperto come le altre carte. In entrambi i casi la nostra ipotesi sul cambiamento di verso senza movimento rotatorio non sarebbe confermata. La proprietà debole, per quanto interessantissima, non ci consente di progredire nella direzione sperata.
La proprietà forte recita invece: "la particella non ha né posizione né velocità determinata". Applichiamo al 3 di fiori: il 3 di fiori non ha una posizione precisa nel mazzo e non ha un movimento rotatorio determinato. Forse ci siamo, qui la fisica/metafisica sviluppata nella prima metà del novecento sembra venirci incontro. La natura si presenterebbe infatti, secondo Heisenberg, come intrinsecamente indeterminata nelle sue strutture prime, elementari. Questi archai non si comportano infatti come fossero "cose", ma al limite come se "avvenissero" nel momento in cui, tramite la costruzione dell'esperimento, sono chiamati ad essere. L'essere della fisica quantistica sembra svelarsi, analogamente all'essere heideggeriano, come evento.
L'elettrone dunque, a prendere sul serio la quantistica nella sua interpretazione più robusta, non ha in se stesso una posizione precisa, non segue una traiettoria sull'orbita, perciò non è determinabile la sua velocità assieme alla posizione, e ciò non per nostra ignoranza ma perché la natura, qui la stranezza, non sembra così fatta che l'elettrone possa davvero dirsi ora in un punto, ora in un altro. Sembra che l'elettrone sia, come non osservato, una mera possibilità d'essere, un non-essere che è che, se e solo se osservato, si determina come un essere nel senso di un "qualcosa". L'elettrone non osservato è al limite rappresentabile non come un individuale ma come una sorta di nuvola elettronica più o meno circondante un punto centrale. Quando dunque lo scienziato individua un elettrone, non può determinare dove sarà dopo l'esperimento con certezza, perché l'elettrone, terminato l'esperimento, non è più in nessuno modo un corpuscolo, ma sembra piuttosto riprendere, dopo l'interazione con lo strumento d'indagine, il suo carattere ondulatorio. L'elettrone è assieme onda e corpuscolo: lo osservi mediante illuminazione mentre viene sparato verso un ostacolo con due fenditure, ed ecco che passa per uno e un solo punto per raggiungere una certa lastra e lasciare una e una sola traccia, così come ci si aspetterebbe da una piccola pallina. Ma lo stesso elettrone, ugualmente sparato verso la stessa direzione ma non osservato, risulta lasciare tracce sulla lastra di natura ondulatoria e come se fosse passato dai due fori contemporaneamente. Il che per la fisica classica è impossibile. In sintesi, dell'elettrone e in generale delle molteplici microparticelle che via via sono state "scoperte" - delle microparticelle tipo quark, gluoni, barioni, muoni e altre, non si può dire:
- che esistano
- che esistano come corpuscoli a prescindere dal processo d'osservazione
- che esistano occupando una posizione nello spazio e nel tempo ben determinata
- che seguano una traiettoria precisa da qui a lì (tutta la precisione della quantistica si fonda anzi sulla costante imprecisione della natura).
Ora, ricordiamolo, non erano proprio queste le categorie che volevamo sospendere, di fronte all'assurdità dell'esperimento di Rol, proprio perché presupposizioni naturali che spontaneamente aggiungiamo al fenomeno per poterlo pensare, per renderlo intelligibile? La quantistica costringe così a pensare, pur pensando logicamente la cosa, che la cosa non sia logica, ovvero che la logica della cosa, pur chiarificabile per forza di cose secondo le usuali categorie logiche, non segua affatto le forme della logica (aristotelico-kantiana). Insomma, proprio come l'elettrone, il 3 di fiori ci appare ora, giocando e puntando sull'interpretazione forte del principio di indeterminazione, come esistente/inesistente, come 3 di fiori visibile solo se osservato, come un 3 di fiori che non sta veramente in uno stato preciso, in un punto e uno solo del mazzo, come un 3 di fiori che non ha compiuto un movimento da un qui ad un là. In fondo, a pensarci bene, se le particelle si comportano così, se la loro natura è quella del possibile, e se il tutto del corpo è somma delle parti(celle), perché una carta come il 3 di fiori non dovrebbe poter comportarsi, come totalità della carta, proprio come si comportano indubbiamente (secondo la fisica) le sue singole parti? Non è proprio questo il paradosso del gatto assieme vivo e morto di Schrödinger, il pensare la sovrapposizione di stati quantistici in un corpo effettivo? Non è solo un'espediente, una rinormalizzazione per sfuggire all'inquietante annidato nella scienza, l'idea di definire come stabilite e chiare le demarcazioni tra leggi del piccolo mondo e leggi del grande mondo? Se la materia nel piccolo si presenta come possibilità indeterminata, se non si trova qui o là, ora o dopo, a che livello e perché questa sua caratteristica, per pensare dialetticamente la natura, si rovescerebbe nel contrario? Ed una proprietà di una cosa, per quanto superata, non resta comunque latente? Cioè: la natura della micronatura non si troverà come in stato di latenza nella natura della macronatura? Se un uomo smette di fumare e si trova nello stato quotidiano e costante del non provare più il desiderio di fumare, ciò significa davvero che in tutta la sua vita non potrà risvegliarsi e proprio come dal nulla il desiderio di fumare? E non sarà lui stesso sorpreso, dopo decine d'anni, dalla presenza in lui di qualcosa che non sembrava proprio più esserci? Che Rol, dunque, sia stato misteriosamente in grado di risvegliare possibilità intrinseche alla materia dell'infinitamente piccolo?
Rol era certamente in grado di alterare un processo fisico interagendo con esso, proprio come capita all'osservatore in rapporto all'osservato negli esperimenti della fisica (anche se nel caso della quantistica si tratta non di un rapporto spirito-materia ma comunque di due elementi fisici: il fotone dello strumento tecnico e l'elettrone) ed era forse in grado inoltre di risvegliare nell'universo dei corpi visibili certe sconcertanti proprietà contro-intuitive proprie dell'universo fisico invisibile, come ad esempio, per citare un altro esperimento classico, la possibilità di attraversamento di un ostacolo (così può fare l'elettrone, così facevano gli oggetti scagliati da Rol su un muro e raccolti nella stanza adiacente). Dunque la meccanica quantistica sembra in grado di fondare la verità degli esperimenti di Rol. Ma di questa fondazione, lo ripetiamo, qui ci avvaliamo soltanto in quanto necessaria alla coscienza attuale, che non potrebbe ripensare la natura della materia e dell'interazione uomo-materia se non appoggiandosi all’odierno radicamento della scienza nella propria struttura d'essere umano. A vedere le cose però da un punto di vista più alto, sono gli esperimenti di Rol a fondare la verità della meccanica quantistica. La meccanica quantistica ha una sua credibilità, da un punto di vista superiore, perché legittimata dalla scienza terribile elaborata da Rol. Rol infatti mostrava possibilità impossibili della materia direttamente, alla nostra esperienza sensibile del mondo, la quantistica invece si muove necessariamente sul sottile filo del rilevamento tecnico (camera a bolle, acceleratore di particelle, microscopio) di tracce di un "qualcosa", tracce interpretate come generate necessariamente da una x che deve essere fatta così e così e deve avere questa o quella relazione con altri elementi.
La fisica atomica ha dunque a che fare:
a) con tracce, non con la cosa stessa (le scie dell'aereo nel cielo non sono l'aereo, e gli strumenti rilevano solo le scie e mai l’aereo),
b) con tracce non direttamente osservabili dall'uomo se non tramite il mezzo tecnico,
c) con interpretazioni della traccia (esempio: lo scienziato non ha mai visto il nucleo e gli elettroni ruotargli attorno, ma ha interpretato delle tracce rapportandole, assai probabilmente, al modello planetario già disponibile dell'astronomia e così, e solo così, ovvero attraverso il già disponibile, ha costruito la sua immagine della materia)
Ah, quanta, quanta teoria, quanta testa nei quantistici! Quanta elaborazione concettuale nelle scienze! Quanta immaginazione! Quanto pensiero! La scienza, ovvero: tracce in quantità, interpretate dal pensiero e dalla fantasia. Un'arte, insomma, una nobilissima e bellissima arte, come la pittura e la scultura, come la filosofia e l'alchimia, come la musica e la scienza terribile di Rol. Che tuttavia ha una maggiore solidità della quantistica e la fonda dall'alto, dimostrando la verità di certi assunti quantistici. La scienza di Rol si trova davvero in una posizione più agevole rispetto ad Heisenberg e compagni, perché
a) la traccia è osservata direttamente dal nostro sistema sensibile e non da uno strumento tecnico (la traccia 3 di fiori, ad esempio, è proprio ben visibile a tutti)
b) l'interpretazione della traccia non è interamente affidata alla fantasia e alla riflessione intellettuale (la scienza è il sentiero della via indiretta), ma, comprendendo la coscienza di Rol, è almeno in parte direttamente saputa-intuita da lui (così, l'immagine delle palline elettriche ruotanti sulle orbite risulta accreditabile o meno da un processo esterno, da quegli esperimenti che hanno poi mostrato infatti inutilizzabile il modello planetario; Rol invece, per quanto stupito dall'evento, sa escludere tuttavia con certezza per lo meno alcuni fattori e sa per certo che ne sono inclusi altri: mentre l'immagine dell'atomo non è esperita da nessuno, le cause del fenomeno del 3 di fiori sono direttamente percepite da Rol)
c) il processo speculativo è ridotto al minimo, perché lo stato di "coscienza sublime" esclude la speculazione metafisica (la scienza procede, non sempre ma spesso, attraverso ipotesi speculative in attesa di verifica, procede per anticipazioni, Rol invece procede attraverso esperienze dirette, di esperimento in esperimento, di apertura in apertura di possibilità non aprioristicamente presupponibili).
In sintesi, la coscienza di Rol è parte integrante del processo, è direttamente consapevole di alcuni elementi che producono l'evento (l'atmosfera, i pensieri dei presenti, il suo stato interiore, l'invocazione dello spirito intelligente), la scienza deve attendere invece tutto dall'esterno. Ricordiamo inoltre che, per quanto Rol non ripetesse a comando i medesimi esperimenti appena eseguiti, tuttavia, date certe condizioni, i fenomeni venivano ad essere costantemente riconfermati, ovvero certe proprietà materiali, come la carta risultante girata senza essersi girata, vennero a riconfermarsi più e più volte, a testimonianza della presenza reale ed oggettiva di quella possibilità fisica, o, meglio, fisico-spirituale (qualcuno replicherà: ma un esperimento è valido se risulta universalmente replicabile. Invitiamo in questo caso ad ampliare il concetto di "esperimento", anziché escludere un fenomeno perché non immediatamente rientrante nel concetto che dovrebbe accoglierlo. Una rovesciata volante con palla all'incrocio dei pali è valida ed è una rovesciata soltanto se può essere replicata? Valido è solo il passaggio di piatto, dato che tutti possono farcela a passare la palla di piatto? Oppure tutti sanno passare la palla di piatto ma qualcuno, in via del tutto eccezionale, sa compiere il gesto splendido della rovesciata volante? E non è vero allora che anche se tutti sanno solo camminare, non è da escludersi che qualche uomo possa anche volare? E alla materia stessa, che di consueto gioca di piatto, non vogliamo concedere il gesto del rovesciarsi? Perché vogliamo appiattire la natura?).
Dunque, per riprendere il filo del discorso principale, qui supponiamo che la materia della carta costituente il 3 di fiori non si sia fisicamente girata pur risultando tale, ovvero implicitamente ammettiamo che la materia nella situazione usuale della nostra quotidianità e della nostra coscienza abituale mostri certe caratteristiche costanti, ma che in altre condizioni, straordinarie, ne mostri invece altre, assolutamente incompatibili con le prime. Azzardiamo allora questa ipotesi: la materia con la quale abbiamo a che fare realmente (ovvero non DNA, atomi, neuroni e altre costruzioni differenti dal vissuto), nella condizione della separazione soggetto-oggetto, nell'inconsapevolezza di un legame tra noi e le cose, che è la condizione usuale e quotidiana del nostro vivere, viene come a sganciarsi dagli elementi spirituali e segue delle sue leggi ben precise e determinate, una sua meccanica. In condizioni di non separazione soggetto-oggetto, invece, la materia manifesta ulteriori possibilità, ovvero si manifesta come una sostanza differente rispetto a ciò che normalmente pensiamo come "materia". Si tratta infatti in quel preciso momento, nell'attimo del manifestarsi del 3 di fiori, non di una materia "carta" come la conosciamo nel giocare a poker, ma di una materia spiritualizzata; reciprocamente, in quell'istante, nella manifestazione del prodigio, lo spirito non è più qualcosa come lo conosciamo noi, un'astrazione immateriale costituita di volontà, desideri, fantasie, pensieri e sogni, ma è piuttosto uno spirito materializzato: la carta è spirito materializzato, è pa-Rol-a che si fa cosa.
Si pensa allora sovente, una volta accolta la possibilità che un elemento spirituale possa influenzare un corpo fisico, che il fenomeno fisico possa essere alterato e guidato dalla volontà. Nel nostro caso: la volontà di Rol, probabilmente per innata costituzione oppure mediante faticoso processo iniziatico, sembrava possedere la capacità di dominare la materia. La volontà è così pensabile come una facoltà umana che può spostare oggetti, produrre apporti od ordinare ad una carta di manifestarsi come carta girata. Così spesso pensiamo, così spesso si è pensato in quell'ambito di cose che andava sotto il nome di metapsichica prima, di parapsicologia poi. Ma questo apparato categoriale sembra in verità del tutto inappropriato alla cosa. Infatti non solo la carta non si girò da sola, di più, la volontà di Rol non era assolutamente in grado di dominare alcunché. Rol non usò la volontà per ottenere l'effetto del 3 di fiori visibile in tutti e sette i mazzi.
Lo dimostrano le parole pronunciate una sera dallo stesso Rol: "Anche girare una carta, non è che io giri con la volontà la carta o che la carta si giri, il fatto avviene con la concomitanza del pensiero di tutti".6 Dunque, primo: Rol ammette una cosa importante, di non girare con la volontà la carta: non è la volontà di Rol a produrre il fenomeno; ammette poi in secondo luogo, sembra (qui si potrebbe infatti anche interpretare altrimenti), che la carta in verità non si giri ("non è che la carta si giri") ma che avviene un fatto, che è la carta girata (impropriamente il discorso il Rol inizierebbe da "anche girare una carta", come se la carta si girasse, ma si tratterebbe in verità di una semplificazione e approssimazione, comprensibile nel linguaggio parlato); terzo: il fatto straordinario avviene "con la concomitanza del pensiero di tutti", e questo è dunque uno dei primi elementi positivi che possiamo indicare come causanti l'emergere di insolubili stranezze materiali: il pensiero di tutti i presenti. L'atmosfera, intesa in primo luogo come atmosfera spirituale, era dunque assolutamente essenziale per poter operare il miracolo. Per questo le richieste degli scienziati o dei parapsicologi, di costringere Rol in un ambiente asettico, come oggetto tra oggetti, riempiendolo di elettrodi e strumenti per misurarne le capacità, dovevano essere respinte al mittente e dimostrano, per chi abbia la pazienza di studiare il caso da vicino, non la presenza dell'imbroglione che ha paura dei metodi rigorosi della scienza, invece dimostrano in modo inequivocabile la pochezza e l'ottusità di pensiero nella quale si muovono, spesso, persino illustrissimi scienziati.
Se Rol si fosse sottoposto agli esperimenti della scienza, intesi non secondo le procedure inerenti ai suoi "esperimenti", come lui avrebbe voluto e aveva richiesto, ma secondo le stesse procedure utilizzate per comprendere il rotolare di una sfera sul piano inclinato, Rol avrebbe fallito. Rol con intelligenza si è sottratto alla propria distruzione, preservando così la sua integrità psichica e salvando la sua dottrina. Infatti non sarebbe riuscito a porsi nella condizione di risvegliare la "coscienza sublime", non avrebbe potuto farlo per l'assenza del pensiero dei presenti, per assenza cioè di quell'armonia tra quella sorta di catalizzatore che fu Rol e gli esseri umani presenti; e non avrebbe potuto farlo ancor più perché Rol aveva bisogno della più assoluta libertà di agire improvvisamente, spesso inaspettatamente e quasi cogliendosi di sorpresa, senza prevedere e forzare e dirigere il risultato, ciò che è incompatibile col metodo scientifico (rigidamente considerato). Dunque, cosa sarebbe accaduto al dottor Rol? Semplice: data la fede cieca nella forza delle cosiddette "dimostrazioni" scientifiche, il giorno dopo i fallimenti di Rol tutto l'universo intellettuale e non solo avrebbe abbandonato Rol, bollandolo come il solito imbroglione. Tutte le testimonianze a favore di Rol sarebbero sembrate improvvisamente ridicole credulonerie di tantissimi sciocchi, qualcuno ne avrebbe elaborato un'analisi sociologica sullo smarrimento della borghesia torinese del XX secolo, dominata da una pressante esigenza di mito e di senso talmente opprimente da offuscare la mente di ingegneri, medici, artisti ed avvocati; nessuno, però, avrebbe messo in discussione le modalità dimostrative della scienza. L'esperimento scientifico, infatti, è oggi l'assolutamente indiscutibile (raccomandazione: sempre chiedersi: cosa significa "è stato dimostrato che”? Se pensiamo che “dimostrare” significhi accertare inequivocabilmente il vero, allora sempre più si invererà l'idea heideggeriana, l'idea della scienza non pensante che, nell'epoca della scienza, non può che deprivare del pensiero l'uomo stesso).
 
La scienza terribile
Tentiamo qui soltanto di aprire una piccola breccia verso la conoscenza metafisica. La piccola breccia è l'analisi dell’esperimento del 3 di fiori. L'analisi degli altri esperimenti con le carte o di altri esperimenti ancora più complessi permetterebbe di aprire molteplici altri varchi verso la comprensione dell'infinito. Non è questo il luogo per farlo, ma sì per annotare la possibilità di questa impresa, che consisterebbe nella costruzione di una poderosa interpretazione dell'essere per via degli esperimenti di Rol. La via della coscienza sublime è infatti una via della conoscenza, una forma della filosofia: Rol si considerava infatti sulla strada della filosofia, il fine di tutte le sue operazioni (considerate come strumenti) essendo la conoscenza della verità e non certo l'effetto strabiliante o la dimostrazione della potenza della mente umana. Bisogna imparare a leggere gli esperimenti roliani come cifre della trascendenza, o forse meglio dell'immanenza, decifrandoli, decodificandoli, trasformandoli in proposizioni speculative. Perché lo sono, sono proposizioni speculative nascoste, offerte all'intuizione. Solo nell'intuizione d'altra parte possono essere nella loro potenza reale, nel loro armonioso gioco creativo, nella loro pura e repentina bellezza estetica. Gli esperimenti di Rol: messa in gioco della verità.
Ma, per tornare a noi, a chi giova questa piccola breccia? Per chi stiamo lambiccandoci attorno al 3 di fiori? Per varie tipologie di persone, tra cui certamente e forse soprattutto colui che ama pensare, lo scettico par excellence. Gli vorremmo generosamente offrire una possibilità, ma la sua mente, la sua abitudine mentale, lo svia dalla retta comprensione della cosa. Quattro cose invero lo sviano ma una in modo del tutto inavvertito e particolare: non solo l'abitudine al razionalismo illuminista, la fede nella scienza ottocentesca e la fede abitudinaria nella propria esperienza usuale e sensibile del mondo, ma anche proprio e soprattutto il suo metodo, il suo modo d'essere filosofo. Infatti il filosofo è abituato da secoli oramai ad essere un intellettuale, ovvero un uomo colto, immerso nei libri. Il filosofo pensa (al contrario di un Socrate, di un Lao Tzŭ o di un Buddha) che si debba diventare filosofi applicandosi a parole filosofiche, allo studio della tradizione conservata nei testi. “Devo curvarmi sui libri”, pensa il filosofo, “se mi curverò abbastanza, e su un numero possibilmente abnorme di testi, certamente otterrò la beatitudine della filosofia”. Allora il filosofo, anche ammettendo che per un attimo, leggendo magari per la prima volta di Rol, si dica che sì, che certe cose potrebbero anche essere accadute davvero, ecco questo filosofo, molto probabilmente, non saprà ricavare da Rol nient'altro. Interessandosi per un poco del caso, cercherà infatti in primo luogo parole di Rol o su Rol, ma non troverà niente di paragonabile ai suoi Kant ed Hegel, e dunque comincerà a dubitare non della cosa ma della significatività della cosa, poi leggerà degli esperimenti, ma non vi vedrà che fatti brutali e simili ad inutili fuochi d'artificio, quindi si dirà: "e allora? E se anche nella tasca dell'ospite di Rol si fosse davvero materializzato un dipinto di Ravier, avremmo qualcosa di significativo? Che cosa c'è di significativo nel fatto eclatante e spettacolare di un foglietto piegato nella tasca nel quale appare un disegno? Non è vero piuttosto che anche Gesù proclamava beati gli uomini capaci di credere senza bisogno del miracoloso? Non è grossolano proprio tutto questo stupirsi per fenomeni inconsueti?".
Ora, però, da dove questa sensazione del filosofo di trovarsi di fronte al grossolano? Rispondiamo perentoriamente: dal suo più che grossolano saper ricavare pensieri solo da pensieri. Di fronte alle narrazioni degli esperimenti, che sono storie di eventi, il filosofo non trova parole astratte su cui applicare la sua intelligenza, e per lui intelligente è tutto ciò che gli consente di applicare la sua intelligenza, dunque appunto delle parole intelligenti, già pensate. Gli esperimenti però non sono parole già pensate, sono invece fatti ancora da pensare, sono eventi, ed ecco che allora il filosofo, che non sa tradurli in parole e pensieri, si annoia. Questo metodo, questo modo d'essere filosofi interpretando pensieri, così esclusivo e plurisecolare, contribuisce senza dubbio non poco al gravissimo odierno oblio filosofico del mistero dell'essere. E' strano, ma al filosofo non viene più in mente che si può esser filosofi senza applicarsi ai pensieri altrui, persino senza leggere dei libri. Stranissimo, ma non gli viene in mente che la mente delle cose può emergere proprio da lui, che proprio lui può tentare l'impresa di osservare un oggetto, un oggetto fisico, o anche solo come in questo caso il resoconto di un evento fisico, per fare emergere dal racconto e dall'immagine il senso della cosa, delle cose. Non presente, il filosofo, nella carta che si gira, che immediatamente non essendo un pensiero ovviamente non comunica niente ai pensieri, non presente l'esser in gioco proprio del senso della cosa, di ciò che si chiama "cosa". "Che cos'è una cosa?" - questa domanda il filosofo la riconosce solo se la trova scritta così, in quanto pensiero, e allora gli interessa; eppure la carta girata del 3 di fiori, a modo suo, urla disperata per porre la questione della cosa, anzi in un certo senso è proprio la domanda stessa, è l'aspetto fisico, è il simbolo della domanda "che cos'è una cosa?"
Questo dunque è il primo pensiero che dovrebbe sorgere in te, filosofo, quando ascolti l'esperimento! La proposizione speculativa "che cosa è una cosa?" è di fronte a te, è proprio quell'esperimento lì, filosofo! E ogni elemento in cui si dirama l'esperimento, ed il legame tra gli esperimenti, tutto questo costituisce certamente un sistema di tutte le cose, una struttura sistematica delle relazioni essenziali di tutte le cose che sono, o amante dei sistemi! Perché aspetti invece concetti in forma di concetti e resti sordo alle cose? Perché aspetti idee per produrre idee e non cominci invece traendole dalle cose? Se le cose sono mute - e lo sono di certo - perché ti sottrai alla terapeutica filosofica del restituirgli parola? Ma, si dirà, queste sono fantasticherie. In Rol ci sono solo belle magie, con il trucco o senza trucco, ma pur sempre semplicemente fenomeni. Non si tratta certo di esperimenti, si dirà. Eppure, perché Rol li definiva tali? Non si tratta certo di lezioni filosofiche, si dirà. Eppure, perché si disperò per l'attaccarsi delle persone proprio all'aspetto semplicemente strabiliante dell'esperimento? Perché disperarsi se il fine non era nient'altro che strabiliare? Oppure, molto meglio: sono esperimenti, e le ipotesi che li sorreggono sono riconfermate dal successo degli stessi; sono lezioni di filosofia, visioni che tentano l'esplorazione del cuore della verità.
Una prima ed evidente ipotesi filosofica, sottesa a tutti gli esperimenti, è ad esempio questa: sulla terra non esiste niente che sia denominabile come impossibile. Ovvero: il limite posto a noi dalle cose, dalla materialità, il limite spaziale e temporale, il principium individuationis, il cui riconoscimento e il cui rispetto significano l'essere un adulto, non è inerente in senso assoluto alla sostanza della realtà, non è inerente alla materialità in se stessa. Dipende invece dal nostro usuale stato di coscienza. Noi siamo in quella situazione, fondamento della sofferenza, nella quale tutto si corrompe e tutto si compie secondo certe regolarità costanti, perfettamente individuate non solo dalla fisica classica ma anche dal sano e robusto buon senso. Ma è solo una situazione, uno stato dell'essere. Dunque, prima tesi: sulla terra accade l'impossibile. Dimostrazione? L'accadere delle possibilità di Rol, ovvero: chiaroveggenza, endoscopia, visione dell'aura, guarigioni, lettura di libri chiusi, precognizione, telepatia, levitazione, apporti, materializzazione di dipinti e molto altro, tra cui appunto le aste, le aste attestanti possibilità materiali le più impensate, come quella della carta rovesciata senza essersi rovesciata, possibilità che sfiorano l’impensabile e dimostrano inequivocabilmente che la materia non è la res extensa prevista da Cartesio e fondano la credibilità della quantistica, fondamento degli esperimenti di Rol.
Una seconda tesi filosofica, strettamente connessa alla prima e che abbiamo già brevemente accennato, è quindi la seguente: in condizione di non separazione soggetto-oggetto la materia perde le sue caratteristiche di res extensa e si fa materia spiritualizzata. Si tratta di un altro stato di coscienza rispetto a quello usuale, segnato quest'ultimo dalla differenza, dalla rigida e dolorosa separazione di tutte le cose. La materia dunque torna ad essere puro possibile che, all'atto dell'osservazione, assume questa o quella forma (come accade al 3 di fiori che non si gira affatto né prima né dopo, ma appare girato nel momento stesso in cui lo si osserva girato), torna nel suo stato quantistico, però non automaticamente, o per via di un qualche strumento tecnico, invece vi ritorna grazie all'intervento di Rol, o meglio grazie all'essere Rol capace di accedere ad uno stato di coscienza altro rispetto al nostro. Come già accennato, Rol chiamava questo modo d'essere, vera e propria prima condizione di possibilità delle possibilità straordinarie, coscienza sublime. Concettualmente considerata: l'abolizione della distinzione, la restaurazione dell'unità, l'intuizione diretta dell'essere ogni cosa in relazione unitaria e immediata (un po' come accade alle particelle entangled) con tutte le altre cose esistenti.
La coscienza sublime è la prima condizione di possibilità degli esperimenti. In un ipotetico laboratorio dunque, volendo ripetere le esperienze di Rol, bisognerebbe in primo luogo che almeno una persona, il "giocatore", potesse accedere a questo stato di coscienza. Questa possibilità non è esclusa potenzialmente per nessuno, anche se, forse, oggi tutti sono fattualmente, ora e qui, tagliati fuori dalla coscienza sublime. In questo momento non è facile impiantare gli esperimenti di coscienza sublime. Tuttavia, cari scienziati, la breccia che tentiamo di aprire qui è anche per voi, soprattutto per voi, in verità! Scienziati, Rol tentò di aprire una porta, fu Piero Angela a chiuderla!7 Scienziati, sondate gli abissi di Rol, perché sono gli abissi della materia! Con tutte le vostre forze, ispirati dalle più profonde equazioni, con tutti i vostri marchingegni, con la spregiudicatezza fredda e folle del genio scientifico, fatevi cacciatori, fatevi amanti, avvicinate l'impossibile! Cercate di pensare con coraggio, non lasciatevi dominare dal metodo, dalle prassi, dai laboratori, dalle opinioni razionalistiche dominanti. Concentratevi sulla cosa, senza alcun pregiudizio, senza presupporre niente, soprattutto senza escludere pregiudizialmente qualcosa; perché se la materia muta condizione in presenza di Rol, allora voi dovete postulare la coscienza come uno degli elementi in gioco nell'accadimento fisico in questione.
L'evento fisico nel salotto di Rol accade, perciò lo scienziato ha il dovere di applicarsi all'enigma; ma l'evento fisico accade palesemente per l'intervento della mente, dell'interiorità, meglio, dello stato di coscienza di Rol (e in misura meno determinante anche degli altri partecipanti), perciò lo scienziato deve ammettere nel suo sistema di equazioni anche un fattore corrispondente alla coscienza. Ascolta allora l'ammonimento, scienziato: se, pur di non rischiare l'incertezza, deciderai di richiuderti nuovamente a riccio nelle poche cose certe che sai calcolare, allora decreterai tu stesso e da te stesso la fine della scienza, tu distruggerai la scienza. Come la filosofia, disperata, tentò di salvare se stessa recintandosi in mondi trascendentali e in riduzioni linguistiche e fenomenologiche, barattando l'immersione nell'oceano dell'enigma dell'essere con l'illusoria speranza di poter afferrare almeno qualche spruzzo delle sue onde più superficiali, così la scienza è ora di fronte al bivio: procedere solo fin dove può calcolare, oppure aprirsi anche all'incalcolabile. Quando l'incalcolabile sarà dimostrato, la scienza sarà comunque al termine, ma sarà divenuta a se stessa superiore per la propria stessa forza, per la propria coraggiosa e pericolosa apertura all'universo spirituale. Allora la scienza e la scienza sacra risulteranno un'unità. Se invece la scienza preferirà ignorare la coscienza e soprattutto la coscienza nella sua forma sublime, allora il sacro cercherà altre soluzioni ed altre vie per manifestarsi nel centro delle cose e la scienza decadrà da regina del mondo a fenomeno periferico.
 
a) Analisi della prima condizione della scienza terribile: la coscienza sublime
Rol è stato il grande precursore della sintesi tra scienza, religione, arte e filosofia, il profeta della scienza sublime a venire. Il "sublime" prevede secondo Kant una complessa interazione tra finito ed infinito, un gioco pericoloso di apertura a forze sproporzionate e sconcertanti che, se giustamente sentite, riconducono alla grandezza infinita dell'animo umano. Rol fu terrorizzato dalla manifestazione della scienza terribile nel senso del sublime, dopo anni di incubazione, nel 1927, quando ventiquattrenne annotò sulla sua agenda questa frase: "Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!".8 Tentiamo l'interpretazione di queste cruciali parole. A 24 anni Rol denomina evidentemente già come "coscienza sublime" uno stato di coscienza inusuale e da lui già in qualche modo sperimentato, una situazione strana, una sorta di disponibilità infinita all'intuizione di strati sottili dell'essere che pone un uomo nella condizione di poter dominare gli elementi materiali. Rol già conosce il fenomeno, ma non ancora la legge del fenomeno, non ancora "il segreto della coscienza sublime". Ciò che infatti lo terrorizza non è tanto il fenomeno, ovvero ad esempio la possibilità di individuare il colore delle carte coperte di un mazzo, ma proprio la scoperta di una costante che rende il fenomeno possibile, ripetibile. La scoperta di una legge infatti (facciamo notare: Rol la chiama "legge", utilizzando non a caso il linguaggio della scienza) permette di poter replicare il fenomeno, permette l'impianto dell'esperimento. Ora, però, la legge in questione non è qualcosa che giace al di fuori della portata dell'uomo, non è una regola costante di comportamento dei corpi naturali, ma è una regola costante di soggiogamento dei corpi naturali alla coscienza umana, è cioè una via della potenza, del potere, una via d'accesso alla pericolosa e fascinosa verità delle siddhi.
Rol è ancora in fondo un ragazzo quando scopre dunque una possibilità ripetibile di accedere ad una condizione superomistica, sovrumana. Rol sente sulla sua pelle d'essere esposto ad una potenza che lo lascia agire con potenza sulle cose e vede la materia comportarsi in modo inaspettato, ovvero secondo le sue aspettative. Rol capisce di poter entrare in contatto con le cose in modo del tutto inusuale, secondo modalità divine piuttosto che umane, ma non conosce il senso di questa esperienza, non capisce nemmeno come possa essere possibile (così come chi sa guidare un'automobile non sa per questo come è possibile che questa davvero si muova) e soprattutto non intuisce i limiti, il confine di questa apertura improvvisa all'illimitato, all'apeiron: per queste ottime ragioni, Rol è terrorizzato. In filosofia si insegna: si ha paura di fronte a qualcosa, si è terrorizzati invece dalla manifestazione angosciante e imprevedibile dell'Essere.
La tecnica per accedere allo stato di coscienza non ordinario della coscienza sublime sembra passare attraverso tre momenti che sono uno, forse non a caso posti in quest’ordine: il colore verde, la quinta musicale, il calore. Allora ipotizziamo: in primo luogo si tratterebbe di relazionarsi in un certo modo al colore verde, ovvero il colore verde dovrebbe esser interiorizzato, meditato. Dalla meditazione del colore verde dovrebbe poi scaturire sinesteticamente il suono del verde, un suono in se stesso doppio, composto da due note risuonanti assieme a formare un accordo (quinta musicale) e dal verde-sonoro, trattenuto adeguatamente nella coscienza, si propagherebbe allora un certo grado di calore interno; la percezione del caldo suono verde renderebbe allora possibile il dominio della materia, il sogno dei maghi, degli scienziati e degli uomini in generale. Libertà dalla costrizione universale e (quasi) sempre operante delle immense forze naturali, improvvisamente fattesi docili e come obbedienti ad un ordine immensamente più grande dell'immensità materiale.
E' chiaro il pericolo: in questa sorta di restituzione della originaria natura umana incorrotta, in questa possibilità di ritorno alla sfera che precedette la caduta, l'uomo può inebriarsi di volontà di potenza, credersi Dio, sentirsi superiore a qualsiasi cosa e a chiunque.9 Un racconto di Rol, reale o simbolico che sia, spiega che proprio questo accadde a Rol quando per la prima volta riuscì a Parigi ad indovinare il colore di tutte le carte di un mazzo rovesciato: estasiato dal nuovo potere acquisito, si trovava sugli Champs Elysee sentendosi superiore a tutto ciò che lo circondava e pensando alla possibilità di impossessarsi di tutto, di tutto dominare a partire dalle sue possibilità; tuttavia un cieco seduto accanto a lui su di una panchina gli chiese l'ora, lui si concentrò e lo fece concentrare sul verde per guarirlo ma non riuscì, ricavandone una sensazione di penosa frustrazione e di inutilità della sua nuova capacità. Ora, però, proprio in questo racconto si esprime efficacemente la precondizione della condizione della manifestazione della scienza terribile. Condizione della manifestazione della scienza terribile è l'accesso, duro da conseguire, allo stato interiore della coscienza sublime; precondizione per l'accesso però, ancor prima dell'esercizio meditativo sui suoni e sui colori, è la purezza delle intenzioni, del cuore.
La purezza di cuore, anche a se molti amanti di cose esoteriche questo non piacerà, è la conditio sine qua non per l'apertura della porta sullo stato sublime del nostro essere. La magia di Rol è allora puramente "bianca" proprio perché si innesta nella purificazione esercitata dalla vita morale, dall'abbracciare valori e comportamenti rivolti complessivamente al bene. Non appena infatti il giovane Rol si riempie a Parigi del desiderio d'essere un dio e vuole guarire il cieco, in un impulso taumaturgico in tutto identico alla sensazione di potenza che lo pervadeva, ecco che la possibilità cessa, lo abbandona: si frantuma il samadhi e l'uomo ricade nella sua strutturale quotidiana finitezza. Rol non poteva perciò disporre delle sue possibilità secondo la sua volontà, ma solamente nella misura della conformità dell'azione straordinaria con l'ordine morale vivente ed operante nel mondo nel quale Rol, indubbiamente, credeva. I primi esercizi dunque per adire all'apertura della coscienza straordinaria sono semplici esercizi di ordine morale, difficilissimi da realizzare, antichissimi, essenziali: non rubare, non uccidere neppure una mosca, non ti adirare, non giudicare tutto e tutti, non impigrirti, non lasciarti sopraffare da stati di nervosismo, depressione e nevrosi, dalla gelosia o dall'invidia, sottolinea e cerca il positivo nelle cose e nelle persone, liberati dall'attaccamento al frutto delle tue azioni, scopri il valore immenso della virtù e il disvalore e il pericolo insito nei beni esteriori (piaceri, soldi, successo), non spaventarti se vengono meno piaceri, soldi e successo, non lamentarti di nulla, impara ad accettare le molteplici forme di dolore della vita, impara a riconoscere che in te ci sono tutte le dimensioni della negatività che devi abbattere, agisci per il bene dell'altro e non solo di te stesso, osserva le cose della vita e gli altri come osservi e stai attento a te stesso, infine, se ne sei capace perché la tua anima è pronta a tanto, perdona 70 volte 7 e, se riesci, ama persino il tuo nemico come te stesso. Sinteticamente: rinuncia ad ogni elemento di soddisfazione puramente personale, e fatti recettivo, docile: "grondaia".
Quando l'anima si orienta secondo la direzione morale il cuore comincia la sua opera di purificazione. "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio", diceva Gesù, ponendo in stretta relazione il "togliere" purificante del cuore e il vedere, come se il cuore fosse un organo atto alla conoscenza, come e più del cervello, uno scandaglio dei misteri di Dio. Ed in effetti, nel caso di Rol, si potrebbe anche aggiungere che la precondizione della precondizione della condizione della manifestazione della scienza terribile è la fede. Condizione della manifestazione della scienza terribile è la coscienza sublime, da risvegliare mediante opportuni esercizi di meditazione sui colori e sui suoni; precondizione della coscienza sublime è la purezza del cuore; precondizione della precondizione è però la fede in Dio. L'ateismo infatti secondo Rol potrebbe rischiare seriamente di precludere all'anima l'accesso alla dimensione superiore. Che cosa significhi però Dio nell'universo di Rol è cosa non facilissima da capire. Si tratta in ogni caso di coltivare la sensazione dell'esistenza di qualcosa di superiore a noi, all'uomo, alla natura stessa, qualcosa di superiore non perché più grande, ma per la sua infinità. Dio è l’Infinito. La venerazione per qualcosa di più alto dell’uomo, per Dio, ha sicuramente svolto una funzione preliminare nell'orientare Rol verso la dimensione morale dell'essere e così nel conferire agli esperimenti il senso della conformità alla vocazione religiosa. Non è un caso che, come detto al principio, gli esperimenti secondo Rol fungessero da prova e riprova dell'inconsumabilità e dell'esistenza di Dio.
Questa precondizione della precondizione della condizione, tuttavia, non dovrebbe scoraggiare gli atei che sentono d'essere attratti dalla via di Rol. Per almeno due motivi gli atei possono tentare la via di Rol: perché Rol disse esplicitamente che il cuore puro anche in assenza di fede è sufficiente per la conquista della massima realizzazione dell'anima (paradiso), ed anche perché il Dio pensato da Rol forse non è poi sempre così lontano dal Dio spesso implicitamente presente anche alla mente dell'ateo, che spesso non è privo di una sua dimensione spirituale ma preferisce definirsi ateo pur di non essere scambiato per un cattolico. Tuttavia Rol era anche cattolico. Si potrebbe dire così: in primo luogo cattolico, con accettazione della dogmatica e della ritualità proprie della tradizione cattolica, poi però anche non-cattolico, oppure non automaticamente inscrivibile all'interno dell'ortodossia cattolica. Dotato di spigliata libertà del pensiero, e soprattutto sperimentando il sovrasensibile direttamente, Rol non si sarebbe mai potuto limitare a seguire pedissequamente le dottrine teologiche ufficiali. Tuttavia non le riprovò mai, e ciò testimonia a favore dell'ipotesi sopra ventilata, dell'esser stato quest'uomo davvero un precursore o comunque un simbolo vivente della sintesi di molteplici momenti culturali solitamente ben distinti tra di loro (arte e religione, religione cattolica e religioni, filosofia e scienza, scienza e magia, preghiera e meditazione).
Rol costituisce per i cristiani, in fondo, un problema. Infatti è piuttosto chiaro per il cristiano che decida di indagare il caso che le incredibili manifestazioni che accompagnarono quest'uomo non possono facilmente esser catalogate sotto la categoria del "malefico". Dai loro frutti riconoscerete i falsi profeti, ammoniva Gesù, e i frutti nel caso di Rol sono persone beneficiate dalle sue serate, dalle sue parole, dalle sue mani, dai soffioni verdi, dalle diagnosi: niente di male. Il problema diventa questo per il cristiano: come è possibile che un uomo qualsiasi si comporti come un santo, e soprattutto presenti i segni che si accompagnano alla santità? E come è possibile che questi segni siano così gratuiti e frivoli da manifestarsi come giochi di carte? E come è possibile che Rol potesse bilocarsi come padre Pio o diagnosticare o guarire o levitare come Teresa d'Avila se lui stesso si definiva pigro, goloso e lussurioso? Non è inconcepibile, assurdo ed impossibile che ad un esteta appassionato di Casanova, pasticcini, scherzi e barzellette vengano donati i carismi del miracoloso? Non è semplicemente inammissibile che Rol, senza invocare la Trinità, potesse indovinare delle carte o trasformarle o aumentarle di numero e altro, oppure, e questo aggrava tutto, che potesse anche camminare nell'aria o sull'acqua e far comparire oggetti come dal nulla, proprio come faceva Gesù? Il cristiano quindi spesso, non potendo riproporre il metodo Torquemada, oggi non più in voga, semplicemente diffida di Rol, non vuole saperne nulla né di lui né dell'idea dell'unificazione di scienza, arte e religione, e Rol gli appare allora come uno stregone dedito a sabba salottieri, uno sciamano imborghesito, un fachiro delle carte. Ma non sa decidersi e non può decidersi a stigmatizzarlo come uno di quelli di Satana; trova magari indizi dell'oscurità possibile, come il fatto che Rol si ponga in comunicazione con fantomatici "spiriti intelligenti", e che talvolta sia come posseduto da essi e parli con la loro voce o assuma persino in parte delle sembianze altre, trova insomma indizi di un universo infero e pericoloso, di un mondo con cui, vero il monito biblico, sarebbe meglio non trafficare; ma altre cose riconducono invece troppo lontano dall'oscurità, e dunque il cristiano, non riuscendo a classificare il caso Rol, abdica e sospende il giudizio, tentando di lavarsene le mani.
Ma al cristiano è fatto divieto d'esser Pilato. Il cristiano, con colpevole silenzio, ha gettato Rol in pasto alla New Age, disinteressandosi di un uomo che, forse, dovrebbe invece adorare come un santo. Rol in effetti non si è mai definito un iniziato, neppure un illuminato, men che mai un mago e un medium e un sensitivo, ma sì, ameno in un caso, un santo.10 Ora, non è veramente per niente importante, in sé, sapere se Rol sia stato o meno un santo, in sé nessuna importanza, ma per la Chiesa invece la questione dovrebbe essere più che rilevante. Per la Chiesa e per il cristiano in generale sarebbe più che interessante la presa in considerazione dell'ipotesi che Rol possa aver operato nel senso della conformità alla volontà di Dio e che Dio possa aver voluto investire Rol delle sue possibilità, come Rol stesso spesso e volentieri ipotizzò. Dal punto di vista di Rol infatti, la moralità, la fede, la coscienza sublime e lo spirito intelligente costituiscono le condizioni della scienza terribile e sublime, ma tutto ciò è poi metafisicamente reso possibile da un'investitura, da un sì divino, da una grazia. In questo senso il cristiano potrebbe vedere in Rol un santo. Ecco allora la nostra proposta per la Chiesa cattolica: l'apertura di un processo di beatificazione per Rol. Un evento del genere segnerebbe la nascita di una nuova epoca nella storia della Chiesa, una ridefinizione della santità e un ripensamento della posizione e del senso della Chiesa nel nostro tempo, che potrebbe condurre la Chiesa a corrispondere veramente alla propria vocazione all'universalità e al proprio profondo senso stesso, dovendo essere la Chiesa rappresentazione simbolica del ponte tra l'esistenza e l'eternità. Dunque, Chiesa, alla grande opera! I lavori sono ancora in corso, Chiesa! Prova infatti ad attraversare il ponte oggi, Chiesa! Orsù, prova, incamminati... a ora fermati, folle! Non vedi che precipiteresti nell'abisso?
Forse Rol non fu tuttavia un santo, ma poco importa. Il cristiano e le chiese tutte indaghino una buona volta anche al di là e al di fuori della stretta delle proprie categorie perché è possibile che, santo o non santo, mistico o non mistico, Rol abbia comunque lasciato con i suoi esperimenti delle cifre decifrabili come linguaggio divino. Il cristiano si ricordi che, proprio evangelicamente, lo Spirito soffia dove vuole, anche oltre la nostra idea di "santità" e oltre gli spazi fisici e spirituali della Chiesa. Un'idea del genere, l'idea che lo Spirito di Dio si possa manifestare soltanto entro la Chiesa e soltanto nelle forme del Cristo e della Madonna o consimili, sia detto per inciso, rischierebbe anzi di trasmutare la religione di Dio in religione della Chiesa, idolatrata ed assunta come infallibile dio terreno. La Chiesa e il credente sono costantemente esposti a questo rischio. Il cristiano si ricordi anche, dovesse decidere di affrontare seriamente il caso Rol, che un criterio di giudizio articolato così - "questo è conforme agli insegnamenti della Chiesa, dunque è buono; questo non è conforme, dunque è cattivo" - può forse costituire un primo approccio alla questione Rol, ma sarebbe comunque davvero un giudizio di primo livello, elementare e grossolano, privo di pensiero. Serve più coraggio. In particolare, e qui si postula la necessità che la fede cristiana sia pensante, serve il coraggio di indagare teologicamente il caso Rol, nel senso di voler scoprire di Dio qualcosa di nuovo e di più attraverso le cose che faceva e forse anche delle cose che diceva.
"Dio" è una questione totalmente aperta, questo dovrebbero capire religiosi, filosofi, artisti e inquieti d'ogni genere. Di Rol Dio diceva ad esempio cose strane, come quando scrisse alla poetessa Elda Trolli Ferraris che “"andate e moltiplicate" non è una esortazione vana: è la necessità inderogabile per Iddio stesso in vista della continuità della sua esistenza (la quale non sarebbe più eterna)", ribadendo poi "...perché la vita continui ed attraverso gli errori, il sangue, la felicità, il genio e l'amore Dio sopravviva, nel tramandarsi gli uomini il fatale retaggio dei loro paurosi destini, delle loro passioni e delle loro speranze".11 Molto romantico, quasi hegeliano, pericolosamente eterodosso. Infatti: si ammette una necessità in Dio, un bisogno di Dio, si pone l'atto sessuale riproduttivo come condizione dell'esistenza ed eternità di Dio. Dunque si pone l'uomo come condizione dell’esistenza di Dio (che è ovviamente la condizione dell’esserci dell’uomo). Il che sarebbe poi connesso, come Rol spiega nella stessa lettera poco prima, con un'idea particolarmente "esoterica", l'idea dell'esistenza di una "cellula biologica dell'essere", come la chiama, che consente la conservazione spirituale -non soltanto fisica- di tutto ciò che concerne i nostri antenati. Sembra dunque che Rol voglia intendere qui Dio non come entità trascendente, ma come quella totalità materiale-spirituale che si manifesta anche come uomo ed è negli uomini come nel proprio tempio, nel proprio corpo necessario e imprescindibile. La storia sarebbe dunque, tra "errori", "sangue" e "felicità", la forma vitale dell'esistenza di Dio.
Sia chiaro: non credo che Rol qui stia descrivendo una sua esperienza percettiva diretta di Dio, Rol semplicemente sta pensando, ma certo a partire invece da una sua esperienza, dal suo poter ricordare cose che la sua memoria non dovrebbe poter ospitare. Rol poteva ospitare ricordi altrui, non i propri, di persone vissute centinaia e persino migliaia di anni fa. La riflessione su questa sua esperienza, che certo rischiò di farlo impazzire, deve avergli permesso la libera elaborazione del pensiero filosofico della cellula dell'essere, e la riflessione sull'interconnessione oggettiva di tutti gli uomini, da lui in parte esperita effettivamente, lo deve aver convinto della verità delle posizioni filosofiche romantiche sulla coimplicazione dell'essenza umana con quella divina. In una lettera dello stesso periodo scrive infatti: "Forse Dio è una cosa che era già grande, immensa, infinita ma non perfetta come lo si diventa solamente attraverso il dolore e la morte" - là il Dio che lotta per essere eterno, qui il Dio che lotta per la perfezione che non ha - "Allora, per sublimarsi (nel dolore) Egli si rivelò attraverso di noi vivendo nella nostra carne ed eternandosi nel nostro spirito (noi - le cellule del tessuto divino)..." - Dio vive effettivamente in noi e noi siamo parti, "cellule del tessuto divino".12 Dio è l'uomo, l'uomo è Dio. Ma l'uomo che è Dio, o meglio parte di Lui, è l'uomo superato, lasciato alle spalle, quello non più di questo mondo; e il Dio che è uomo è allora non solo il Cristo, ma ogni uomo vissuto dal Genio, dalla Potenza, dall'Energia Immateriale. Epperò: il Cristo è il Cristo, il Dio che decide non solo di vivere come Genio e Potenza ma si sprofonda nel dolore della carne per sublimarsi; e Dio non è la mera somma degli uomini o della totalità degli esistenti, ma è Dio, l'Autocosciente.
Secondo Rol, per chiudere questa piccola parentesi teologica, il fondamento ultimo delle sue possibilità risiede dunque nella coscienza sublime intesa come scintilla divina dell'uomo, essere di Dio nell'uomo. Da qui il suo travolgente entusiasmo sacro nell'esperimento, che non è magia, potere della mente o medianità, ma pura teofania. Lo spiega lo stesso Rol: "Esiste una forma psichica, che a suo tempo creò l’universo, in grado di generare la materia e di dissolverla formando gli atomi e disgregandoli. Tale potente energia immateriale può rivelarsi con la telepatia, la chiaroveggenza, la premonizione oppure con fenomeni che, chiaramente, non sono riferibili se non all’interferenza di un mondo psichico parallelo, che se vogliamo possiamo anche chiamare aldilà, con apparizioni smaterializzate, apporti, scrittura diretta e indiretta".13 I fenomeni cosiddetti “paranormali” sono dunque una rivelazione di quella forma psichica onnipervadente che chiamiamo Dio.
Gli esperimenti erano esperimenti, cose scientifiche, ovvero manipolazioni ripetibili della materia atte a verificare ed anticipare ipotesi sulla natura materiale della realtà. Ma l'ipotesi somma da verificare era però quella relativa all'esistenza di Dio, cioè di una "forma psichica" in grado di "generare la materia e di dissolverla”, e Rol era certamente in grado di "generare la materia e di dissolverla", ma ciò non per una sua propria forza particolare, non per una segreta formula magica che Rol non possedeva, ma perché in grado di fungere da grondaia per la manifestazione, diretta o indiretta che fosse, di quella "forma psichica, che a suo tempo creò l’universo". Gli esperimenti di Rol, impiantati in base all'ipotesi dell'esistenza di una forma psichica capace di dominare e generare materia, hanno con ciò dimostrato l'esistenza di Dio. Infatti:
a) lo Spirito, Dio è ciò che dispone interamente della materia secondo intelligenza, ciò che non solo la plasma, ma la crea e la distrugge e non soggiace al tempo e allo spazio,
b) gli esperimenti manifestano un dominio assoluto della materia secondo un ordine razionale emergente nella casualità,
c) Rol non era in grado per propria virtù di dominare la materia né poteva dominare la casualità prevedendo in anticipo l'ordine razionale dell'esperimento,
d) dunque esiste un Dio (e non, come molti vorrebbero, l'infinita potenza della mente).
Gli esperimenti di Rol sono fatti religiosi, non solo esperimenti. Sono esperimenti religiosi. Il Grande Giocatore di via Silvio Pellico 31, in ultima analisi, era Dio (giocava però attraverso intermediari di cui diremo, gli “spiriti intelligenti”).
Inoltre sono giochi. Infatti è tanto importante sottolineare che gli esperimenti non sono affatto giochi quanto ribadire con forza il loro carattere di giochi. Il gioco! Non era tra l'altro anche per Nietzsche una delle supreme caratteristiche dell'oltreuomo? Nel gioco infatti non si fa l’essere più leggero? Il gioco non porta la realtà stessa a danzare? E la creatività e l'intelligenza non sono esaltate dal gioco? E il gioco non è capacità suprema di trasfigurazione della realtà? Non è vero che anche gli animali giocano? E la natura non gioca creando infinite forme? Sì, Nietzsche ed Eraclito avevano ragione: il gioco è l'essenza dell'essere. Nietzsche però non poteva capire la natura divina dell'essere. Doveva distruggere Dio, ed immolarsi per grazia divina alla morte di Dio. Lo ringraziamo, perché, senza Nietzsche, riusciremmo a riaprire la questione Dio? Riusciremmo a sentire l'aspetto terribile ed affascinante della possibilità che Dio sia vivo? Soprattutto, riusciremmo ad attribuire a Dio l'attributo di Grande Giocatore? O di Grande Umorista? Che ironia infatti nei giochi di Rol! L'ironia di Rol, certo, testimonianza speculare dell'ironia di Dio, un Dio che si diverte, scherza e prende per i fondelli. E che, proprio di Dio si dovrebbe pensare che manchi di Spirito?
Giochi sbalorditivi ed ironici insomma, che meravigliano e fanno sorridere e donano gioia, giochi e miracoli vissuti (talvolta) come gag da avanspettacolo. Animati (spesso) dal meccanismo della casualità. Come casuale sembra essere il movimento delle particelle sub-atomiche, anche i giochi di Rol sembrano procedere di casualità in casualità. Il caso sembra una necessità del ventesimo secolo. Indubbiamente a caso vengono scelte delle lettere, delle carte, dei numeri e dei libri, ma il risultato della casualità, ad esempio la lettura di una certa frase in un libro chiuso, è quanto di meno casuale si possa pensare. Anche qui, non ci si arresti però alla meraviglia, ma si faccia un passo più in là, ovvero se ne ricavi un'ipotesi filosofica. Se la frase del libro chiuso corrisponde esattamente, ad esempio, ad una domanda posta da uno dei presenti, con pagina del libro scelta attraverso un processo casuale, allora il processo:
a) deve essere pensato come apparentemente casuale. Ovvero: la realtà ha veramente l'apparenza della casualità, esperiamo la casualità, ma si tratta di una Maya: la casualità non esiste. Il pensiero della persona seduta al tavolo degli esperimenti di Rol, che a caso sceglie una lettera o un numero, non sta scegliendo a caso. Ciò che esperiamo come nostro pensiero è allora un pensiero dell'Essere, che è in noi oppure è noi, ed è talmente noi che il suo pensiero è il nostro, non ingombra, non si impossessa di noi;
b) deve essere pensato come casuale e non casuale, data la contraddizione del risultato finale rispetto al processo; ovvero, assumendo il tavolo di casa Rol come una grande metafora dell'intero interagire di tutte le cose dell'universo, si potrebbe sostenere: tutte le cose agendo casualmente generano un'armonia nel prodotto finale. Lo diceva già Schelling, il pensatore romantico. Rol lo ha scritto a modo suo, con carte, numeri, lettere e dipinti materializzati. Il suo giocare ha inverato il romanticismo. La contraddizione della coesistenza di caso e finalità infatti non è pensata, è realizzata. Rol è stato il grande giocatore romantico. Un genio romantico.
Ma, di dirà, stiamo tergiversando già da troppo attorno a principi filosofici. Il segreto della coscienza sublime non è in fondo la moralità, non la fede, neppure il gioco, neppure il caso. A detta di Rol il segreto della coscienza sublime è la legge tremenda che lega verde, quinta musicale e calore. Dunque, per penetrare adeguatamente la cosa e tornare sul binario principale, dovremmo procedere così, essendo comunque costretti dalla filosofia e dal pensiero a spezzare le parti di quel tutto unitario che è la coscienza sublime: innanzitutto dovremmo comprendere che cosa significa il verde e soprattutto in che modo il verde può essere utilizzato dalla mente, poi dovremmo penetrare nei segreti della musica o perlomeno dei suoni e comprendere la relazione tra colori e suoni e nello specifico tra la quinta musicale e il verde; dovremmo in seguito capire se il calore, il calore spirituale, interiore, o meglio che dall'interno investe l'uomo, è un semplice effetto della rappresentazione vibrante del verde oppure se svolge anch'esso un vero e proprio ruolo nella produzione della coscienza sublime; infine, riunificando i tre elementi verde-quinta-calore, dovremmo scorgerne finalmente la struttura che li lega, la "legge terribile". Un'impresa immane anche per i Titani. La speranza è forse allora che Rol possa aver spiegato con dovizia di particolari tutto ciò, e che un semplice collage di citazioni ci possa salvare dall'imbarazzo di dover pensare. Ma in Rol e nei libri su Rol si trova pochissimo su tutto ciò, incredibilmente poco. E noi non ci sentiamo in grado di penetrare col pensiero nei segreti del verde. Si solleva allora un'ultima speranza, quella esprimibile così: "che importa del senso segreto del verde? L'importante è che Rol abbia prescritto un preciso sistema di meditazioni per giungere alla coscienza sublime, un articolato di esercizi spirituali che deve per forza di cose aver tramandato, data la sua reiterata convinzione che tutti, mediante opportuno sforzo e ferrea volontà potrebbero ripercorrere la sua strada e giungere al risveglio delle medesime possibilità. Ma il manuale per giungere alla meta non c'è.14
Affidandoci alle affermazioni di Rol sul perché del verde, rischieremmo di ritrovarci di fronte a questa spiegazione, fornita da Rol stesso: Rol ha scelto il verde perché è il colore mediano dell'arcobaleno, e poiché è mediano deve essere virtuoso. Anche sul suo rapporto, strettissimo e forse decisivo, con il numero 5, di cui qui non avevamo ancora fatto parola, Rol diceva lo stesso, che la sua importanza derivava dall'essere un numero mediano (pensando ai numeri come fossero 9, quattro da una parte, quattro dall'altra). Dunque, per giungere ad un pensiero a partire dalle laconiche affermazioni roliane: ciò che sta sulla via mediana è certamente per Rol (come per la filosofia greca e l'ottuplice sentiero buddista) ciò che, essendo nell'ordine e nell'armonia, funge da generatore di ordine ed armonia. Ma la risposta di Rol alla domanda sul perché del verde resta spiazzante. Possibile che Rol non sapesse niente di più sul verde? Perché non ha risposto esotericamente dicendo, che so, che il loto a dodici petali, chakra del cuore, è verde, e che dunque una via che ha un cuore, la sua via del cuore puro, prevede l'apertura di questa ruota di energia, che tra l'altro anche secondo Steiner consente la conoscenza chiaroveggente del sentire delle altre anime? Non conosceva i chakra? Non conosceva Steiner? Eppure ad esempio Steiner lo conosceva di certo, e lo stimava molto. Dunque? Che Rol sia stato un iniziato, magari un Rosacroce (che la R di Rol a mo' di firma sui dipinti, una R che si abbarbica alla croce come un vegetale, sia anche una R di rosa? E non erano infatti le rose il soggetto preferito di Rol?) e dunque certe conoscenze le possedesse eccome, ma le celasse come segreto, secondo la buona creanza di ogni cultore della scienza sacra?
Rosacroce o meno, un passaggio che potrebbe aiutarci ad approfondire la natura della coscienza sublime e forse anche indirettamente a rispondere alla nostra questione sulla povertà della risposta di Rol e sull'assenza (almeno pubblica) di un percorso riconoscibile come iniziazione alla coscienza sublime, è forse questo: "Il pensiero materializza le cose attraverso l'immaginazione, il ricordo e l'intuizione - quindi lo spirito è energia".15 Lo spirito è energia, pensa Rol, perché l'energia è ciò che, secondo Einstein, può generare materia, come accade negli esperimenti del Cern, quando le particelle, collidendo ad alte velocità, generano altre particelle a partire dall'energia convertitasi in materia; e lo spirito è energia proprio perché può convertire i pensieri in cose mediante tre processi: l'immaginare, il ricordare, l'intuire. Il giusto rapporto alle tre dimensioni della temporalità (intuiamo "ora", ricordiamo il "prima" e immaginiamo il "poi") dona al pensiero la possibilità di materializzare le cose. Anche per questo Rol considerava l'immaginazione - ah, quanto romantico anche questo pensiero! - la più scientifica delle facoltà; forse per questo Rol, osservando perfettamente certi oggetti e riuscendo a ricordarli, riusciva a materializzarli, li materializzava attraverso il senso occulto della memoria, e forse per questo Rol sosteneva che certe cose si possono intuire e non presuppongono alcun segreto ulteriore.
L'ipotesi è allora questa: Rol non era in grado di pensare fino in fondo, speculativamente, al perché del verde o del cinque o delle carte (delle carte diceva solitamente soltanto: sono uno strumento comprensibile per tutti), lui semplicemente intuiva il verde come buono, il cinque come buono, le carte come buone. Rol entrava in simpatia con certe cose, con certe persone perché in fondo nella magia, come mi scriveva di recente un'amica, "esistono delle armonie naturali, delle consonanze cromatiche e quasi musicali che ogni Ermete coglie e restituisce in modo immediato". L'immediatezza è il segreto dell'intuizione, ma è un segreto che, proprio perché è immediato, è assolutamente indicibile. Per questo Rol non poteva costruire una filosofia dei suoi esperimenti, non poteva tornare a riflettere sull'elemento massimamente interessante del come potessero certe cose accadere e del significato di tutte queste cose (Rol aveva una sua filosofia, certo, ma non una filosofia degli esperimenti). Le affermazioni sbrigative e insufficienti di Rol su calore, suono, colore, carte e cinque, dunque, sono davvero non le vere spiegazioni delle sue scelte, ma semplicemente i pensieri che si accompagnavano alle sue scelte, ovvero alle sue intuizioni. Rol è stato un genio dell'intuizione, non del pensiero. Ha affinato la sua immaginazione con la pittura, il suo senso musicale con il violino e il pianoforte, aveva un'innata propensione all'osservazione minuziosa di ogni cosa e soprattutto si sentiva irresistibilmente attratto dal misterioso e dal sovrasensibile, e presentiva di poter fare certe cose, presentiva ma non sapeva, e allora provava e riprovava, empiricamente. Che sia stato iniziato o meno dal Polacco o da altri, Rol deve aver soprattutto proceduto per conto proprio, in un percorso solitario sempre ai limiti della follia. Non è infatti folle un uomo che vuole materializzare gli oggetti immaginandoli e si dedica ore e ore a tentare davvero di farlo?
Rol aveva probabilmente una forza e un coraggio straordinari. Perché gli uomini, quando sentono d'essere in una zona prossima all'irrazionale, si tirano indietro, e hanno ottime ragioni per farlo perché, a pensarci bene, quanti aspiranti Rol si chiudono nella loro stanza alla ricerca della suprema apertura spirituale, alla caccia di questo o quel potere, ma impazziscono? Rol però non è impazzito, e perciò, dopo un lungo e tormentoso processo, è diventato se stesso, si è individuato. Ecco, ad esempio, un giovane Rol ventenne, quattro anni prima della scoperta della legge, che in piazza della Concordia si ferma in un punto ben preciso e che sente che "qualche cosa di strano si agitava in me... qualche cosa non di strano solamente, ma addirittura di misterioso. Qualche cosa che mi faceva male, nel petto, e che mi soffocava il respiro. Mi sembrava di rivivere un altro momento, ma quale? Mi sembrava di vedere, anzi di rivedere, ma che cosa? Mi sembrava di udire... ma udire che?". Il giovane ventenne sente qui maturare qualcosa, una gemma di veggenza ancora indecifrabile, e allora deve decidere: restare lì impalato in mezzo alla piazza, accanto all'obelisco, parlando con se stesso davanti ai passanti, continuando a dare corda a sensazioni strane e misteriose, insomma sprofondare nella follia, oppure tagliare corto con queste vaghezze spirituali, queste Schwärmerei pericolose, morbose, rompere il pensiero e riprendere il passo. E Rol, leone del sovrasensibile, scelse: "Allora nel mistero mi immersi, e volli, volli vedere, e sapere e udire".16 Che cosa poi udì, adesso non ci interessa. Probabilmente questo processo è invece molto interessante, è uno dei segreti maggiori per giungere alla coscienza sublime: porsi in ascolto dell'intuizione e avere il coraggio di assecondarla, di immergersi nel mistero e volere vedere, volere sapere, volere udire. Questo Rol lo ha detto più volte: la coscienza sublime è accessibile a tutti. Basta volerlo.
 
b) Analisi della seconda condizione della scienza terribile: lo spirito intelligente
Una signora lancia due carte a terra e cadono l'una coperta, l'altra scoperta, Rol afferra allora un mazzo e dice: "ora di questo mazzo ne vedremo una coperta e una scoperta", lo preme sul tavolo, il mazzo si gonfia, poi ritorna normale e distendendo le carte risultano tutte alternate così: una coperta, l'altra scoperta.17 Che cosa è accaduto? Oramai lo sappiamo: le carte non hanno cambiato la loro posizione spostandosi di luogo per ordinarsi, non hanno seguito le leggi della fisica classica, perché la materia non è nella sua essenza ultima una sostanza estesa ma è una possibilità d'essere, un ricettacolo obbediente alla forma decisa lì per lì dal pensiero. La materia obbedisce poi al pensiero perché generata da Dio, ed "essendo parte di Dio, noi abbiamo poteri immensi sulla materia, alla quale, se sappiamo farlo o lo facciamo nell'ambito dell'ordine morale, siamo in grado di comandare qualunque cosa".18 Gesù, per Rol un costante punto di riferimento, invitava a divenire perfetti come Dio, perciò, in fondo, è cristianamente ortodossa l'idea che all'uomo dal cuore puro tutto sia possibile e che la materia, che è per definizione sensazione di resistenza, non possa resistergli e debba cedere il passo ad una potenza superiore. Lo stato di coscienza che permette il soggiogamento della materia e quindi il ripristinarsi dell'Adam Qadmon è definito da Rol "coscienza sublime", che in generale è quello stesso da cui scaturiscono il genio filosofico, quello artistico e quello morale, mentre in particolare è quello stato di padronanza della legge tremenda ottenibile mediante la padronanza della visualizzazione del verde, dell'ascolto interiore della vibrazione del colore stesso (forse paragonabile al mantra Om) e del calore spirituale (forse paragonabile alla padronanza del fuoco sciamanica). La coscienza sublime, con la sua precondizione (cuore puro: primo postulato) e la precondizione della precondizione (l'esistenza di Dio: secondo postulato), costituisce la prima condizione della scienza terribile praticata da Rol nel novecento e che, nell’eone futuro, tutti gli uomini eserciteranno.
La seconda condizione della scienza terribile è invece definita dal grande precursore "spirito intelligente". E' una nozione, questa dello "spirito", davvero complicata, che Rol, come altre cose, ha spiegato e forse poteva spiegare soltanto parzialmente. Per comprenderla, come sempre, la cosa migliore sarebbe seguire la via terribile di Rol, entrando in folle contatto con forze disabituali e apparentemente arcane; il sentiero filosofico invece, di per sé più moderato, può tentare di ricavare il ricavabile dall'analisi pensante degli esperimenti. Imboccheremo il sentiero. Ciò che mi preme subito sottolineare è che, al di là dell'esatta ricostruzione dell'idea di "spirito intelligente" (qui peraltro impossibile), ciò che è messo in gioco con questa realtà, perché certamente si tratta di una realtà, è la natura stessa dell'uomo, la sua essenza più profonda, così come gli esperimenti delle carte sono in grado di svelare, per chi ne sappia decifrare la scrittura cifrata, la natura della natura. Che cosa è un uomo? Questa è la domanda centrale nascosta negli esperimenti di Rol con intervento diretto degli spiriti intelligenti, dei vivi o dei morti che fossero. Infatti, che cosa è un uomo se ha al suo interno un altro uomo come un altro se stesso? E che cosa è un uomo se può ospitare un ulteriore terzo uomo ed assumerne quasi la forma fisica? D'altra parte, gli uomini del futuro domanderanno invece, al contrario: che cosa fu l'uomo prima del dominio della materia, prima della percezione dell'unità essenziale, nell'eone in cui l'io non dimorava nello spirito?
Cominciamo allora da una notazione antropologica generale. L'uomo è assunto tradizionalmente da Rol come un composto di corpo, anima e spirito, non da intendersi però in senso forte come tre sostanze, perché "tutto è spirito, anche la materia è spirito", così come "lo spirito è già materia, materia intelligente",19 ma in ogni caso come tre sfere ben distinguibili, e ben differenziate dall’evento della morte: il corpo si disfa, l'anima ritorna a Dio, permane invece sulla terra lo spirito intelligente, slegato dall'anima e dal suo destino.20 Rol evidentemente non si pose il problema di che cosa possa significare che l'anima continui ad esistere senza spirito e quindi senza intelligenza, o forse, non volendo inerpicarsi nei labirinti più astratti della metafisica, non volle celare l'oscurità reale della cosa con l'apparente luminosità dei concetti. Messo alle strette, credo ad ogni modo che avrebbe risposto che certamente l'anima conserva anche lo spirito, perché tutto è spirito, e quindi forse avrebbe distinto uno spirito sempre inerente all’anima dallo "spirito intelligente" che invece dall’anima può essere separato. Ad ogni modo, è nello stato di coscienza sublime che è possibile accedere alla percezione degli spiriti intelligenti. Tutti noi siamo dotati di spirito, perciò anche di uno spirito intelligente. Rol tuttavia non definiva l'intelligenza, anche se certamente in negativo la distingueva dall'istinto, ma certamente poneva in stretta relazione la coscienza sublime e lo spirito intelligente. Rol stesso infatti ammise di aver conquistato dapprima una sottile sensazione di verde atta alla produzione di certi effetti e poi, di lì a poco e senza soluzione di continuità, d'essere giunto alla percezione dello spirito intelligente.21
Azzardiamo allora un'ipotesi interpretativa. Avevamo già detto che finché attraverso il verde-quinta-calore, saltuariamente, Rol riusciva a produrre degli effetti sulla materia, la potenza ancora non lo terrorizzava; l'evento che invece lo scosse nel profondo, lo terrorizzò, fu invece la scoperta della struttura che teneva assieme i tre elementi suddetti, la scoperta della "tremenda legge"; avevamo anche detto che una legge spirituale terrorizza perché pone in grado di ripetere gli eventi, di padroneggiare la potenza, conduce l'uomo nel disabituale, lo spiazza, lo rende sovrumano, non più propriamente uomo; ma anche questo, forse, non sarebbe bastato a terrorizzare Rol. Ecco allora l'ipotesi: la legge terribile, che è la struttura o ciò che opera sul verde-quinta-calore è lo stesso spirito intelligente e ciò che atterrì Rol fu, se non ancora la percezione diretta, almeno l'intuizione del proprio spirito intelligente, del proprio doppio.
Un'esperienza sconcertante di certo, se si pensa che, ad esempio anche a detta di Guenon, il doppio può assumere un'apparenza corporea, può dunque stagliarsi oggettivamente di fronte ad un uomo come un secondo se stesso. Ma procediamo con maggiore ordine. Concentriamoci su una lettera nella quale Rol afferma: "Il nostro problema oggi è quello di intuire prima, percepire poi ed individuare tutti quegli elementi che posseggono le prerogative della nostra personalità incorporea. In parole volgari: è il fantasma di noi stessi; di qui la ragione di certe nostre possibilità. Attenzione, però, a non fraintendere".22 Dunque, qual è il "problema" per chi si pone sulla strada della coscienza sublime? Incontrare "il fantasma di noi stessi", il proprio spirito intelligente, ovvero "tutti quegli elementi che posseggono le prerogative della nostra personalità incorporea". Si tratta evidentemente di intuire il proprio spirito come fosse qualcosa in qualche modo di distinto da noi stessi, non solo dal nostro corpo, ma anche dall'anima e da ciò che chiamiamo il nostro Io, da quell'agire ritornante in se stesso che funge da condizione della nostra separazione, della nostra libertà dal mondo.
Rol sostiene qui che lo spirito intelligente, il proprio, prima deve essere intuito (senza rappresentazione), poi deve essere percepito (e qui appare propriamente come "fantasma"), infine ne devono essere individuati gli elementi, ovvero deve essere pensato. Lo spirito intelligente così, oramai risvegliato e riflesso, diviene allora evocabile (il termine non piaceva però a Rol, che preferiva "invocabile"): un uomo può evidentemente evocare il proprio spirito e in qualche modo impegnarsi in un dialogo impossibile, assurdo e apparentemente folle con se stesso. Nel laboratorio di Rol, il suo salotto, Gustavo Adolfo Rol, entrando in relazione col proprio spirito intelligente, o con lo spirito intelligente di altri viventi, o più spesso con quello di altri defunti, veniva a porsi nella condizione di esercitare la scienza terribile. Infatti, tornando alla lettera sopracitata, Rol scrive esplicitamente: "di qui la ragione di certe nostre possibilità". Lo spirito intelligente è dunque la ragione o dell'intero spettro delle possibilità, oppure di alcune delle possibilità vissute da Rol, ed è dunque e a buon diritto un principio fondamentale della scienza terribile. Secondo la nostra ipotesi tuttavia, la legge tremenda, come legame verde-suono-calore, è già una delle proprietà agenti dello spirito intelligente, che dunque sarebbe la condizione par excellence degli esperimenti di Rol (il che non significa affatto che certi fenomeni non si possano produrre senza conoscenza diretta dello spirito intelligente; la conoscenza di quest'ultimo essendo come un'ulteriore gradino iniziatico, dal quale poi, retrospettivamente, individuare l'unità effettiva della struttura coscienza sublime-spirito intelligente).
Infine, per terminare l'ermeneutica del brano, queste parole apparentemente enigmatiche: "Attenzione, però, a non fraintendere". Il fraintendimento in questione sarebbe assai verosimilmente la comprensione dello spirito intelligente nel senso della dottrina dello spiritismo di Allan Kardec. Rol rifiutava lo spiritismo nei suoi principi e nei suoi metodi, senza tuttavia negarne la fenomenologia. Che attraverso la medianità si possano produrre apparizioni, dei suoni possano udirsi, degli oggetti si possano muovere ecc., di tutto ciò Rol non aveva alcuna ragione di dubitare, perché a casa Rol si producevano, tra le altre cose, anche "fenomeni" di natura consimile. La prassi però era differente, perché Rol non cadeva in trance ma restava lucido, così come assai diversa risultava l'interpretazione degli eventi stessi; secondo Rol infatti i morti non sono evocabili, in quanto la loro anima, alla morte, rientra in Dio e non può più relazionarsi ai viventi; lo spirito intelligente, al contrario, resta sulla terra come una sorta di residuo psichico, rianimabile dal "mago" e dunque a modo suo vivente finché la mente di qualche uomo ne serbi un qualche anche vago ricordo. Il monito "attenzione a non fraintendere" è dunque chiaro: la coscienza sublime è sul fondamento dello spirito intelligente, ma questo è legato alla memoria collettiva degli esseri umani, non ha una sua esistenza indipendente dagli uomini, così come, per quanto sia intelligente, non è tuttavia veramente cosciente in senso proprio; gli spiritisti dovrebbero quindi riconoscere di esser capaci, al limite, di porsi in contatto con spiriti intelligenti, non con l'anima dei defunti.23
Molte cose però, lo ribadiamo, non sono affatto chiare. Ad esempio: se lo spirito intelligente è soltanto un residuo psichico, perché Rol lo considera anche come qualcosa di massimamente alto? Non è lo spirito ciò che viene creato da Dio e che liberamente decide la prova della vita estrinsecandosi?24 Non è il nostro spirito immortale ciò che incontreremo dopo la morte e ciò mediante cui avremo coscienza di Dio?25 Perché poi nelle sedute Rol si rivolge allo spirito intelligente esattamente come farebbe uno spiritista con il defunto, dialogando con lui e interrogandolo come fosse cosciente? Perché Rol talvolta consolava le persone dicendole di vedere il compianto defunto ancora accanto a loro, se quel defunto non era il defunto ma soltanto una pallida ombra dello stesso? Soprattutto, e qui ne andrebbe dell'essenza dell'essere umano, perché le comunicazioni degli spiriti intelligenti recano palesemente l'impronta del pensiero di Rol? Ovvero: in che modo si compenetrano Rol e lo spirito intelligente evocato? E in che modo si compenetrano gli spiriti tra di loro e soprattutto con Dio? Dio esiste come coscienza complessiva dello spirito di tutte le cose e in particolare come sintesi degli spiriti intelligenti? Le domande potrebbero continuare. D'altra parte, come già detto, Rol agiva d'impulso, intuitivamente, simbolicamente, e soltanto parzialmente riusciva anche a riportare al concetto filosofico la sua esperienza. Esistono dei confini nella conoscenza e nelle azioni di Rol (per quanto rispetto alla coscienza usuale siano confini spostati molto più in là), infatti diceva, Rol, di avere paura di trascendere (lui! l'uomo che trascese lo spazio e il tempo!), ovvero di spingersi oltre la sfera dell'umano (che nel suo caso implica però anche l'intero universo fisico), perché "dove l'uomo finisce, Dio comincia": 26 "Ma i morti quaggiù non rispondono e nessuna cosa potrà sollevare il velo dei segreti che hanno seco portati... Tutto pare finisca, non c'è altro che lo spirito dei morti che continua invece a sussistere, invisibile, per dar vita ed illuminare le cose che essi hanno amato e continueranno ad amare"27.
Tuttavia l'orizzonte conoscitivo di Rol, per quanto limitato, è pur sempre infinitamente più vasto delle speculazioni filosofiche e delle ricerche scientifiche, perché "dove il pensiero non penetra, la parte più intuitiva dell'uomo, il suo spirito presente ciò che esiste al li là del possibile e non di rado perviene a percepirlo. Lo spirito è quindi già "portato" ad espletare una funzione che ha prerogative più alte ancora che non abbia il pensiero".28 Ecco, al di là delle oscurità nelle quali ci si può avvolgere nel tentativo di delineare con chiarezza cosa sia e in che relazione si trovino concetti come "spirito", "spirito intelligente", "anima", "intuizione", "coscienza sublime", "legge tremenda", "Dio" ecc., e quindi questi concetti con analoghi possibili come l'akasha, l'ob, il doppio, il guardiano della soglia, il mondo archetipico ed altri, in questo brano è certamente chiarissimo che:
a) lo spirito è intuizione dell'impossibile,
b) lo spirito è superiore al pensiero, che è pensiero del possibile
c) l'impossibile può essere non solo intuito ma persino percepito.
Questo, mi sembra, rimane il nucleo centrale della nozione di spirito (intuizione del non intuibile, intuizione noumenica) e il motivo fondante lo sforzo umano per giungere ad esso. Tuttavia questo è il lato filosofico, tradizionale della cosa. Se lo spirito è infatti intuizione dell'impossibile, una di queste intuizioni impossibili è l'intuizione spirituale (non la riflessione) della funzione spirituale stessa, ovvero l'esperienza spaventosa della personificazione fantasmatica dello spirito. Un uomo può percepire il proprio doppio, così come gli spiriti intelligenti degli altri uomini, vivi o morti che siano. Di più, in un certo senso questi ultimi possono essere come temporaneamente ospitati nella propria persona. L’uomo è una creatura che, tra le altre cose, può ibridarsi con gli spiriti. E qui si palesa l'aspetto agghiacciante, faustiano, degli esperimenti di Rol. Rispetto alla luminosità delle sue idee religiose, etiche ed esoteriche, l'elemento dell'invocazione e dell'incarnazione dello spirito intelligente non può non terrorizzare. O destare sospetti. Una pratica oscura, che evoca la sensazione del rosso e l’odore di zolfo, induce al segno della croce e a gesti scaramantici. Vediamo.
Lo scrittore Dino Buzzati scrisse che a casa di Rol, una sera, Rol dichiarò la presenza del pittore Auguste Ravier e cominciò a scrivere, senza cadere in trance, che avrebbe dipinto ad olio. Trasferitisi a casa di un'amica di Rol, vennero spente le luci. Scrive Buzzati: "...qualcuno potrebbe anche prendersi una paura maledetta. Ecco di nuovo il buio e nel buio la sagoma fantomatica di Rol che si mette a vagolare su e giù per la stanza assumendo un passo sempre più pesante e stentato. E intanto si curva, come carico di migliaia di anni. Ed emette voci impressionanti, raschiamenti di gola, gemiti di caverna, lamentose invocazioni: "Non riesce, non riesce, ci sono troppe luci!... No, no, adesso non andate di là a spegnere, sarebbe peggio... Oh questi capelli che mi vanno negli occhi che cosa tremenda (si tratta della lunga capigliatura di Ravier)... Dov'è questa paletta? Il colmo dei colmi... Eccola qua...Solo per pochi secondi, e a intermittenza, Rol si siede dinanzi al cartone da dipingere. Lo intravediamo invece che si trascina per la sala come ubriaco, curvo a guisa di uncino, mugulando. E intanto, a tre metri di distanza, si ode là sul pavimento un nervoso tramestio di pennelli e palette"29.
L'esperto di parapsicologia Nicola Riccardi, assistendo un anno più tardi al medesimo esperimento di trasfigurazione e pittura a distanza con lo spirito di Ravier, scrisse che "di tempo in tempo egli chiedeva uno sprazzo di luce ed io, non potendo sbirciare la tela, gettavo sguardi attenti alla sua figura, ricavando l'impressione che gli si fosse assai gonfiata la testa", tanto che in seguito, ad esperimento terminato, l'osservazione di un ritratto di Ravier del periodo più tardo, "mi ha fatto esclamare spontaneamente: Ma questa è proprio la faccia che ho visto ieri sera china sulla tavolozza!".30
Il fantasma di Ravier si ibrida nella figura di Rol. Rol non è più soltanto Rol, è anche un altro. L’io è un altro. C'è di che avere paura, tuttavia... paura di che cosa? Perché? Paura perché l'uomo non deve stravolgere la propria individualità? Paura perché l'irrazionale è la via che non deve essere tentata? Paura del demonico? Ma, ancora... questo demonico quali effetti produce, quali sono i frutti dell'azione? Un dipinto di Ravier dipinto da Ravier dopo la sua morte. Un miracolo artistico. L'esperienza è oscura, certo, ma l'oscurità è come fondamento da dominare e sublimare in opera d'arte. L'esperienza è pericolosa e destabilizzante, certamente, ma una strana necessità guida le libere scelte di pochi ad abitare dove gli altri non vogliono. L'esperienza sembra violare il principio biblico del divieto di praticare la magia e di porsi in relazione con i morti, vero, ma Rol attende tutto come dono dello spirito, non mira ad un dominio personale delle cose e sa di non scomodare affatto i morti.
In conclusione (ringraziando davvero calorosamente il lettore giunto addirittura fin qui): è incredibile che sia esistito, in occidente, a Torino e a San Secondo di Pinerolo, un uomo come Rol. E' incredibile che, solitario, si sia instradato per un sentiero così inusuale, perché non praticò lo yoga né gli esercizi spirituali di Loyola, non aderì ad un qualsivoglia gruppo, non scrisse testi filosofici, non si mosse cioè all'interno di niente di già codificato, di culturalmente riconoscibile, invece sviluppò una forma di realizzazione interiore attraverso esperimenti di coscienza sublime, creando una nuova forma di alchimia: un lavoro materiale sullo spirito spiritualizzando la materia, un lavorare spiritualmente la materia per il risveglio dello spirito, per trasformare l’uomo in oro trasformando in oro le cose.
Come fosse un angelo, Rol si è preoccupato per tutti. Si è fatto lui stesso simbolo della libertà svincolata dalla presa tenebrosa della materia. Ha varcato la soglia della porta stretta. Ha donato a piene mani il sentimento della meraviglia. Meraviglia delle meraviglie: vivere meravigliando! Meraviglia della sospensione di tutte le leggi dell'essere, la meraviglia di Rol che al Valentino cammina quasi ballando, poi "sorride e guarda Fellini, Fellini sorrideva anche lui...
- cosa devo fare?...
- Eh, fammi vedere come si cammina sull'acqua -...
E a un certo punto vediamo che Rol attraversa letteralmente le stanghe di ferro e si trova dall'altra parte, sull'acqua...
E di lì scherzava e diceva - Vado giù! Vado giù! Cado!
                                       E si mette a camminare sull'acqua
                                          Va fino in mezzo al laghetto”31
 
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1 "Ma dunque chi è Rol? Lui dice: "Sono un uomo normale. Come tutti... Con sottile ironia ammette: "Sono Rol. Punto e basta" (Franco Rol, Il simbolismo di Rol, p.89). Rol era consapevole d’essere un unicum, un evento eccezionale (non tanto in merito alle sue possibilità ma in relazione al modo del loro utilizzo e alla sua figura sociale stessa: non monaco, non asceta, non maestro ecc..; beninteso, lo si può considerare un maestro, adesso sì, ma in vita non si comportò e non si fece chiamare così).

2 Gustavo Adolfo Rol, Io sono la grondaia, Giunti, p.182.

3 R.Lugli, Gustavo Rol - una vita di prodigi, Mediterranee, pp.49-50.

4 F.Rol, cit., p.54.

5 "I miei modesti esperimenti fanno parte della scienza. Sono cose che in un futuro tutti gli uomini potranno realizzare" (F.Rol, cit., p.23).

6 F.Rol, cit., p.498.

7 Lo disse lo stesso Rol, rispetto all’esplicito scetticismo manifestato da Angela rispetto agli esperimenti a cui aveva assistito. Lo si può ascoltare nella preziosa registrazione curata da G.Dembech, allegata come CD al suo testo Rol il grande precursore, ma reperibile con maggior facilità su You Tube. Rispetto alle registrazioni di Rol, su You Tube si possono trovare anche importanti momenti delle serate di Rol, a cura di F.Rol, e anche il contenuto corrispondente al CD allegato al libro di Lugli. Si tratta di documenti imprescindibili per prendere contatto veramente con la persona di Rol.

8 G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.38.

9 Rol credeva nella dottrina cattolica (e non solo cattolica) della "caduta": "Nel laboratorio dello Spirito è l'intelligenza dell'uomo che fa comprendere come la "caduta" sia all'origine di ogni cosa per rimanere tale fino al giorno in cui l'intelligenza perverrà ad arrestarla" (G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p. 215).

10 Nel 1926 Rol scrive ad una amica: "Le uniche cose che mi ricordino che io sono vivo, su di una terra popolata di uomini, è che la mia legge ha un'origine divina. Io credo di essere un santo” (G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.59)

11 G.A.Rol, La coscienza sublime – l’incontro con la poetessa Elda Trolli Ferraris, Edizioni l’Età dell’Acquario, p.72.

12 G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.128.

13 Ternavasio, Gustavo Rol – la vita, l’uomo, il mistero, Edizioni l’Età dell’Acquario, p.104.

14 Nessun manuale, ma qualche preziosa traccia, forse, sì, come quando Rol consigliò a Pitigrilli (Dino Segre): "immagina di essere sommerso in una immensità di vernice verde. Tu vuoi che tutte le carte di questo mazzo si dispongano in un certo ordine? Chiedilo mentalmente, poi immagina il verde: nel momento in cui tu "vedi " il verde, la trasformazione è avvenuta” (F.Rol, Il simbolismo di Rol, p.219).

15 G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.230.

16 G.A.Rol, La coscienza sublime, cit., p.29.

17 R.Lugli, Gustavo Rol – una vita di prodigi, cit., p.57.

18 F.Rol, ll simbolismo di Rol, cit., p.97.

19 Lo dice Rol alla Dembech (si veda il Cd allegato a Rol – il grande precursore, postato anche su You Tube), contrapponendosi alla giornalista che, citando la Blavatskij, contrapponeva (rigidamente secondo Rol) materia e spirito.

20 Anche lo spirito tuttavia, pur permanendo sulla terra, "ha la sua mortalità. Come? Finché sia percepibile." Ovvero finché permane un qualsivoglia ricordo nello psichismo umano lo spirito continua ad influenzare la Terra, ma "cessa l'influenza dello spirito sulla Terra quando... non ha più nulla a che vedere con coloro che abitano la terra". (Franco Rol, Il simbolismo di Rol, p. 271.

21 Franco Rol, Il simbolismo di Rol, p.174.

22 G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.160.

23 "Se l'uomo crede di potersi mettere in relazione con l'anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo stato fisiologico di un "medio", s'illude" (G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.256).

24 Dialogando con Giuditta Dembech (vedi nota 19) in merito a Platone (al quale Rol, in verità, fa dire cose poco o per niente aderenti al Platone storico, sbagliando tra l’altro nella collocazione storica del filosofo, a meno che non si voglia interpretare l’errore esotericamente, come se Rol parlasse a partire dall’anno 0) Rol le disse ad esempio “lo spirito di Giuditta sapeva di esistere ma sapeva di non essere realizzato ossia, per dire una parola adatta, estrinsecato. Perchè? Perché c’è un’antitesi allo spirito di Giuditta... allora questo spirito immortale anche se non realizzato di Giuditta ha detto: ma io voglio realizzarmi, io non voglio rimanere soggetto a questa antitesi, allora scelgo la prova severa della vita”.

25 Si ascolti lo stesso brano sopracitato, poche parole prima di quelle già riprodotte.

26 G.A.Rol, Io sono la grondaia, cit., p.161.

27 Ivi, p.259.

28 Ivi, p.257

29 Franco Rol, Il simbolismo di Rol, p. 215.

30 Ivi, p.217.

31 Testimonianza di Lorenzo Pellegrino; su You Tube.